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               Per estensione, con nnacari si intende anche l’azione di chi canta dondolando la
            culla, movimento che poteva imprimersi anche a distanza mediante un apposito ti-
            rante. La stretta correlazione tra forma espressiva e funzione contestuale si riscontra
            nei termini più spesso impiegati per designare le ninnananne: canzuni di naca (equi-
            valente allo spagnolo canciones de cuna) e annacati (lett. “dondolate”). Denomina-
            zioni ampiamente diffuse sono vò, avò, alavò (contrazioni di voca, sostantivo che
            designa l’atto del vogare, movimento iterativo analogo a quello impiegato per ritmare
            il canto) e alalò, la ò (più esplicitamente riconducibili al lat. LALLUS). Si rilevano
            inoltre termini come bò, abbobò e viersu (quest’ultimo, limitato al Ragusano, può
            essere reso come “modo adatto”, ovviamente a conciliare il sonno). È pure diffusa
            l’allitterazione ninnananna, comune a tutta l’area italiana, anche nelle varianti di
            ninna, ninnìa, ninniata e ninnaredda (l’ultimo termine è però specificamente asso-
            ciato alla celebrazione della Natività, cfr. infra). I testi ripropongono gli stereotipi ri-
            correnti in questo genere poetico-musicale: predizione di fausti destini ai nuovi nati,
            richiesta di protezione ai Santi a Gesù e alla Madonna, richiami in chiave augurale a
            elementi vegetali (alberi, fiori, erbe), cosmici (sole, luna), alimentari (dolci, carne,
            pesce) e suntuari (oggetti d’oro e d’argento), minacce di percosse al bimbo che “non
            vuole dormire” o promesse di doni, invocazione del sonno.
               A Calamònaci (AG) il modulo melodico della ninnananna variava a seconda che
            il bimbo fosse tenuto in braccio stando seduti oppure venisse dondolato nella culla.
            La ninnananna di la sèggia (della sedia) è caratterizzata da andamento sillabico e
            struttura ritmica regolare. La forma poetica si basa su distici di endecasillabi a rima
            baciata variamente raggruppati (quartina, sestina, ottava) in rapporto allo sviluppo
            semantico. Queste strofe di senso conchiuso si avvicendano senza soluzione di con-
            tinuità, secondo la fluidità tipica della strutturazione modulare. Significativa conferma
            dei procedimenti analogici che accomunano ninnananne e formule magiche si rileva
            nell’articolazione di un’ottava: a tre versi in cui viene rappresentato Gesù mentre col-
            tiva basilico presso un cespuglio di rosmarino (azione di arcaico significato propi-
            ziatorio), se ne aggiungono cinque dove si trova l’immagine del bimbo dormiente –
            “insieme a Gesù e alla Madonna” – che viene infine visitato dal padre, ulteriore pre-
            senza positiva destinata a ratificare l’incantesimo del sonno.

                                                           Esecuzione: Antonina Spataro.
                                      Rilevamento: G. Moroni; Calamònaci (AG), 13/10/1992.
                                                 Edizione: Bonanzinga cd.1995 (traccia 2).
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