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            per ogni sillaba accentata dall’uso toccando in giro sul petto ciascuno dei giocatori o
            delle giocatrici, così che colui (o colei) sul quale cade l’ultima sillaba, va sopra, o
            sotto, ovvero fuori i pericoli del giuoco, secondo quanto è stato stabilito innanzi. Al-
            cune di queste filastrocche son dei giuochi, o meglio, de’ passatempi per se stessi, e
            tante volte si ripetono quante volte si vuol rifare il giuoco; altre servono solo per con-
            tarsi, e si conta sempre da destra a sinistra cominciando da chi tocca, che è quello da
            cui si comincia a contare. Contare altrimenti sarebbe contro regola, e quindi ragione
            di nullità del conto, come il finire con cadenze, p. e., quadrisillabe una filastrocca co-
            minciata con cadenze trisillabe, giacché ne verrebbero a variare i risultati della scelta
            […]» (Pitrè 1897: 19-20). Alle modalità descritte da Pitrè si uniforma la conta Pisi
            pisella rilevata ancora a Sortino:


                                                             Esecuzione: Pina Garofalo.
                                       Rilevamento: S. Bonanzinga; Sortino (SR), 25/11/2000.
                                            Edizione: Bonanzinga cd.2008 (CD1, traccia 11).

                  Pisi pisella,
                  cannuni cannella.
                  Cannella cussì ffina
                  ppi ssanta Marina.
                  Marina mulinara,
                  n-celu scala.
                  Scala e scaluni,
                  pinni i picciuni.
                  Bbì bbà, nesci fora e vvola ccà!

               In numerosi giochi infantili ricorre l’arcaico motivo della danza circolare eseguita
            tenendosi per mano o sotto braccio. Non è raro che questi giochi, quasi esclusiva-
            mente praticati da bambine, siano fondati sulla drammatizzazione di cicli agrari o
            delle cerimonie nuziali, e come propiziazione della fertilità si può interpretare il gesto
            di toccare terra, accovacciarsi o cascare con cui spesso si conclude il girotondo. Così
            anche nel seguente esempio registrato a Buscemi, dove i partecipanti si tenevano per
            mano e cantavano muovendosi in circolo, per concludere ogni giro accovacciandosi
            a terra mentre si pronunciava il verso del gallo:

                                                             Esecuzione: Angela Trigila.
                                      Rilevamento: R. Acquaviva; Buscemi (SR), 07/10/2003.
                                        Edizione: Acquaviva/Bonanzinga cd.2004 (traccia 7).
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