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Alla fiera della memoria. Feste, identità locali e mercato culturale in Sicilia
chiedono ciascuna alla festa (talora dando vita a effimere e funzionali alleanze)
di essere qualcosa di specifico, di farsi latrice di precisi messaggi e di sensi ben
definiti, che prevalgono di volta in volta in funzione degli investimenti. Ha os-
servato Simonicca
«Gli eventi locali servono come totem che definiscono la comunità e
la rappresentano al mondo esterno. In ogni caso, le comunità devono ga-
rantire che non tutti gli eventi divengano attrazioni turistiche e che la vita
associata possa fruire sempre di un milieu non turistizzato. Solamente l’al-
ternanza tra tempo dell’evento e tempo ordinario permette un’organica di-
namica fra autenticità della vita e messa sulla scena delle attrazioni, […]»
(Simonicca, 1997: 139).
Di fatto il progressivo processo di desacralizzazione (o risacralizzazione lai-
ca?) dello spazio e del tempo festivi, di adeguamento e riorganizzazione del
calendario cerimoniale in funzione delle esigenze del mercato fatte proprie dal-
le comunità, di rifunzionalizzazione, riconversione o sostituzione dei simboli
comunitari, di totemizzazione, infine, della memoria culturale, può, se portato
alle estreme conseguenze, determinare la disfatta delle comunità e la perdita del
senso dell’esserci nel mondo. Questo fare per gli “altri” per sentirci “noi”, questa
riconversione della propria cultura tradizionale a favore delle logiche del mer-
cato, questo depotenziamento dei referenti extra-umani solutori delle angosce
più intime, che oggi ci appare soluzione facile e immediata alle crisi economiche
e sociali, è piuttosto il segnale del disfacimento, del tramonto, della fine di una
cultura.
Risultato ineluttabile di tale processo si delinea essere, infatti, l’appiattimento
di un ricco e variegato universo su standards di fruizione che privilegiano della
festa gli aspetti ludici e spettacolari, folkloristici, esitando nell’introduzione, an-
che forzata, di elementi nuovi e estranei al fine di esaudire e incoraggiare le do-
mande del mercato turistico. La speranza che sorregge tali interventi è quella, in
teoria legittima e apprezzabile, di rilanciare l’economia locale stimolando i flussi
turistici. Questa politica, raramente sostenuta da una sia pur minima sensibilità
antropologica, come è facilmente comprensibile, non favorisce affatto lo svilup-
po. Episodici e assai limitati nel tempo, gli afflussi di visitatori non comportano
l’incremento economico sperato. D’altro canto la progressiva standardizzazione
delle feste non sollecita l’eventuale turista a recarsi in un posto piuttosto che in
un altro. In ogni caso «su questa strada le feste tradizionali rischiano di smarrire
il senso originario che ne faceva una tessera fondamentale nel mosaico della
cultura attraverso cui ciascuna comunità, celebrando annualmente i propri san-
ti, manifestava la speranza di continuare a persistere nel e oltre il tempo» (I.E.
Buttitta, 1999: 12).
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