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Il riuso dei conci, in verità, non costituiva un'eccezione, proprio per mestiere duro e poco redditizio ma lo ha preferito al lavoro sul mare
la naturale duttilità e per le possibilità di rimodulazione degli stessi . che, nella mentalità dei cavatori, presenta maggiori svantaggi (man-
l mercanti-imprenditori inglesi del vino Marsala, per esempio, lo cata continuità) e rischi . Tra i praticanti questo mestiere non si è mai
compresero immediatamente, rilevando tra fine '700 e inizio '800 i diffusa la coscienza di costituire una categoria di lavoratori ben pre-
bagli abbandonati di due antiche tonnare, autentiche cattedrali cisa, con interessi comuni da salvaguardare: ognuno lavorava in pro-
preindustriali, fuori le mura dell'omonima città, costruiti con la cal- prio badando quasi esclusivamente al proprio tornaconto».
carenite disponibile in quello stesso territorio; John Woodhouse La dimensione lavorativa che connotava questa attività era, quindi,
senior acquisì l'ex tonnara del Cannizzo e Thomas Corlett l'ex ton- agli antipodi dell'organizzazione piramidale propria del microcosmo
nara di Boeo, apportando tutte le modifiche necessarie e funziona- sociale delle tonnare, all'interno del quale l'unica individualità auto-
li alle nuove e diverse esigenze produttive enologiche. Va sottolinea- rizzata e riconosciuta, sia dalle ciurme di ,terra é di mare, sia dalla
ta, tuttavia, un'importante differenza qualitativa nei blocchi di colo- proprietà e dagli amministratori che a lui affidavano le sorti di una
re giallo estratti nelle cave altrettanto grandi e produttive di Marsala buona mattanza, era quella del raisi. Non sussisteva alcun punto di
e di Mazara del Vallo, che risultavano più friabili e meno resistenti contatto tra i due mondi e l'eterogeneità delle modalità di lavoro- da
rispetto a quelli estraibili nella maggiore delle Egadi. una parte la solitaria fatica dei pirrriaturi, dall'altra la collegialità in
Don Vincenzo Florio, padre del futuro proprietario di quelle isole in tutte le fasi, da quelle preliminari alla pesca, fino alla lavorazione del
qualità di gabellato delle tonnare dal 1842 al 1859, fece costruire prodotto - era assoluta e le foto di Melo Minnella lo mostrano in
anche a Formica diversi corpi di fabbrica e magazzini ad uso della ton- modo inequivocabile. Lo stagionale delle campagne poteva alterna-
nara con i "cantoni" di Favignana. Ma il trionfo della calcarenite bian- re il lavoro agricolo con quello in tonnara, così come di fatto avveni-
ca è stato celebrato dal figlio Ignazio, soprattutto con la costruzione va in diverse aree in prossimità delle coste siciliane, dove si susse-
del grandioso Stabilimento industriale per la lavorazione del pescato, guivano i siti di pesca; ma un pirriaturi difficilmente avrebbe accetta-
tra i più tecnologicamente avanzati dell'epoca, ampliando considere- to di abbandonare la cava presa in affitto per trasferirsi in tonnara.
volmente un preesistente edificio (denominato "Torino"), realizzato Le incisioni ortogonali visibili alle pareti delle cave, a dimostrazione
dal gabellato genovese Giulio Drago verso la fine degli anni sessan- del tracciato dei tagli effettuati, richiamano il reticolo delle chilometri-
ta dell'800. Dal 1882-83 in avanti, data di inizio lavori, i cavatori del- che reti della tonnara, il calatu, così come le volumetrie pietrificate del
l'isola fornirono decine di migliaia di cantuna per la definizione del sottosuolo, che si sono andate modificando e ampliando nel tempo,
complesso di magazzini, di locali e per le relative mura di recinzione. rimandano a un immaginario fondale marino nel quale decine di
La fortuna e lo sviluppo dell'attività estrattiva non conobbero sosta uomini hanno condotto una cattura incruenta, ma non meno defati-
lungo tutto 1'800, coinvolgendo un numero sempre più elevato di ex gante e pericolosa per la loro vita, scandita, dal mattino al tramonto,
agricoltori divenuti pirriaturi. Si consideri, d'altronde, che a parte i dal sordo rumore della piccozza. «Mastro di pirrera o di mannara-
pochi mesi che impegnavano direttamente e indirettamente alcune scrive Antonino Cusumano - era chi sapeva identificare il migliore
centinaia di favignanesi e di relegati del carcere di San Giacomo, punto di attacco e individuare la disposizione degli strati "ascoltando"
nella pesca del tonno e nelle attività collegate, per il resto dell'anno, le risonanze delle battute sulla pietra, chi aveva l'occhio e l'orecchio
quando neppure l'agricoltura riusciva ad assicurare il necessario per tecnicamente addestrati a "sentire" i pieni e i vuoti della roccia, chi
la sussistenza, l'unica alternativa rimaneva proprio il lavoro di cava- sapeva maneggiare il piccone con un elevato e sapiente coordina-
tore. « U pirriaturi- osserva Franca Torre - ha sempre ritenuto il suo mento dei movimenti, privati di ogni eccedenza gestuale».
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