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                         I FLORIO ARMATORI


        1. Vincenzo Florio: il difficile avvio

           A spingere i Florio per la prima volta sul mare fu proba-
        bilmente Paolo Barbaro, un mercante di Bagnara (Calabria)
        che, seguendo una consolidata tradizione locale, girovagava
        su piccole imbarcazioni prese a nolo per i mercati del bas-
        so Tirreno, che riforniva di droghe acquistate in preceden-
        za a Genova e a Livorno, spesso con capitali ottenuti a «cam-
        bio marittimo». Accadde nell’ultimo decennio del Sette-
        cento, quando Barbaro strappò Paolo Florio, fratello della
        moglie, al destino del padre artigiano («ferraro e scalco»),
        accogliendolo come socio nella sua attività di ambulante del
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        mare da un porto all’altro del Tirreno . Tra il 1800 e il 1801
        però Paolo Florio si fissò definitivamente a Palermo e da al-
        lora, per alcuni decenni, i Florio, se si eccettuano la com-
        partecipazione nell’affitto di qualche tonnara del litorale pa-
        lermitano e la concessione di qualche prestito a «cambio
        marittimo», interruppero il rapporto con il mare, per con-
        centrarsi sul commercio di importazione all’ingrosso di dro-
        ghe e di altri prodotti stranieri da ridistribuire nell’area si-
        ciliana.
           Il ritorno al mare avvenne con Vincenzo, figlio di Paolo,
        quando ormai la situazione finanziaria della famiglia era no-
        tevolmente cambiata rispetto alla fine del Settecento e con-
        sentiva un approccio di diverso tipo. Proprio all’indomani
        della morte dello zio Ignazio, Vincenzo Florio acquistò pri-
        ma una «decima parte e mezza» e poi un’altra quota del
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