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I. I Florio armatori                                 251

        qualche possibilità di utile collocazione sul mercato sicilia-
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        no . Il traguardo finale erano i mercati del Medio Oriente
        e più ancora dell’Estremo Oriente, dove approvvigionarsi di-
        rettamente di droghe da ridistribuire sui mercati italiani.
        L’approccio con le Indie Orientali non fu però felice, per-
        ché nel 1857 a Sumatra – dove pure si era già recato nel
        1838 un brigantino di Ingham al comando del capitano Di
        Bartolo – il suo veliero Clementina fu assalito dagli indigeni,
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        che uccisero alcuni uomini dell’equipaggio .
           Anche se i velieri continueranno ancora per parecchi de-
        cenni a correre i mari del mondo, il futuro della marineria
        era ormai affidato alle navi a vapore e perciò, quando il go-
        verno liberalizzò la navigazione con battelli a vapore (mag-
        gio 1839), Vincenzo Florio non esitò a promuovere, assieme
        a Ingham e a Gabriele Chiaramonte Bordonaro, una Società
        dei battelli a vapore siciliani, cui aderirono non solo quasi
        tutti i commercianti presenti sulla piazza di Palermo, ma an-
        che – fatto molto significativo, che purtroppo non avrà gran-
        de seguito in futuro – una nutritissima schiera di aristocra-
        tici e persino alcuni alti burocrati come il consultore Gio-
        vanni Cassisi e Paolo Cumbo, entrambi con una azione (lu-
        glio 1840). Poiché Florio era il maggiore azionista dopo In-
        gham, che assumeva la gerenza, fu chiamato a far parte del
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        consiglio di amministrazione .
           Prima ancora che la società si sciogliesse in seguito agli
        avvenimenti del 1848, già Vincenzo Florio si era messo in
        proprio, dando vita nel 1847 all’Impresa I. e V. Florio per la
        navigazione a vapore dei piroscafi siciliani: il mancato rin-
        venimento dell’atto di fondazione non consente di accerta-
        re se, come in quasi tutte le iniziative dei Florio, ci fossero
        altri soci di minoranza, sia pure nel ruolo di prestanome.
        L’anno dopo acquistò dalla ditta Rostand di Marsiglia, di cui
        curava gli affari in Sicilia, un piroscafo a vapore di 120 ca-
        valli, che in omaggio alla rivoluzione in corso chiamò Indé-
        pendent, e lo adibì – sotto bandiera francese, per protegger-
        lo dalla marina militare borbonica – a viaggi periodici at-
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        torno alla Sicilia e a Malta . Ciò tuttavia non comportò la
        smobilitazione del naviglio a vela, che anzi negli anni suc-
        cessivi fu potenziato con l’acquisto del bastimento Adele di
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