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252                               Parte seconda. Uomini e imprese

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            130 t e della metà del brigantino Stefano . Nel 1851 – vo-
            lendo ulteriormente allargare la sua rete di trasporti – fece
            costruire a Glasgow un secondo piroscafo in ferro di circa
            400 t e con una velocità oraria di 12 nodi, il Corriere Sicilia-
            no, capace di trasportare un centinaio di passeggeri sulle li-
            nee Palermo-Messina-Catania-Siracusa e Palermo-Napoli-Ci-
            vitavecchia-Livorno-Genova-Marsiglia. Per fare poi cosa gra-
            dita al governo e far dimenticare le sue ‘debolezze’ rivolu-
            zionarie, nel 1853 cambiò nome all’Indépendent e lo chiamò
            Diligente, per ritornare a chiamarlo Indipendente dopo il 1860,
            a dimostrazione di un comportamento politico alquanto di-
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            sinvolto .
               In verità, se mai Florio ebbe qualche ‘debolezza’ per la
            rivoluzione siciliana del 1848, riuscì in tempo a prenderne
            le distanze, facendo parte (assieme a Pietro Riso e a Gabriele
            Chiaramonte Bordonaro) della municipalità reazionaria
            che impose la fine della resistenza contro i Borboni e co-
            strinse i capi del governo rivoluzionario a imbarcarsi per l’e-
            silio . E perciò con la restaurazione non ebbe alcuna noia
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            dal governo borbonico. Anzi, non solo mantenne la carica
            di vice-presidente della Camera Consultiva di Commercio di
            Palermo, assunta sotto il governo rivoluzionario, ma conti-
            nuò a mantenere «amichevoli relazioni» con il Luogote-
            nente generale in Sicilia, principe di Satriano, e nel settem-
            bre 1850 ottenne l’ambita nomina di Governatore Nego-
            ziante del Banco Regio dei Reali Domini al di là del Faro,
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            alla quale sembra avesse aspirato sin dal 1843 . A vantare
            le «amichevoli relazioni» non era Florio, come potrebbe
            sembrare, ma lo stesso Luogotenente Satriano, dimen-
            ticando certamente che nel 1838 il suo amministratore sici-
            liano, barone Cotella, lo aveva pregato «di evitare per quan-
            to è possibile di avere a che fare con questo facchino for-
            tunato», ossia Florio, il quale peraltro, per risolvere le pen-
            denze finanziarie in comune, non aveva esitato qualche
            anno dopo a trascinarlo in giudizio dinanzi al Tribunale di
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            Commercio di Napoli . Florio godeva inoltre della prote-
            zione del ministro degli Affari di Sicilia in Napoli, il milaz-
            zese Giovanni Cassisi, che era stato a lungo a Palermo, in
            qualità di vice-presidente della Corte Suprema di Giustizia,
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