Page 5 - I SEMPLICI di Umberto Rizza
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Perciò, proprio per una rivalutazione botanica della mia isola io invito tutti gli amanti delle cose belle a fare
un giro "ideale" con me per Favignana nella speranza che questo possa, poi, diventare un itinerario reale da
seguire per chi volesse toccare con mano. Attraverso i suoi sentieri più impervi ed assolati, per le sue
insenature più azzurre e selvagge, per le sue piccole ombrose vallate, chi ha fame di natura vera troverà
cibo abbondante ed avrà la possibilità di rendere omaggio ad alcune piante medicinali che, della flora di
Favignana, sono degne rappresentanti.
La strada è quella aspra che porta verso le taglienti scogliere a Nord di Favignana. Al di sopra della grotta
del Faraglione o "degli innamorati" (rutta cufulara) c'è "l'antro dell'acqua" o dei "colombacci". Sulle sue
pareti umide è visibile il Capelvenere. E' una piccola felce che una volta veniva usata contro la caduta dei
capelli. Le sue foglie hanno la particolarità che, immerse in acqua, non rimangono umide. Il nome
"Adianton" in greco significa "non si bagna". Attualmente il Capelvenere (Adiantum capillus veneris) trova
ancora qualche modesta applicazione in fitoterapia, infatti viene utilizzato come blando sedativo della tosse
dei bambini.
Girando l'angolo della "grotta dell'acqua" è facile incontrare qualcuno intento a raccogliere "sparaci".
L'asparago è, infatti, una verdura ottima come alimento ed un valido rimedio naturale. Il segno della sua
presenza all'interno dell'organismo, sarà dato dall'odore caratteristico delle urine, a testimonianza del fatto
che è avvenuto nel frattempo una disinfezione delle vie urinarie, grazie alla sostanza "metil‐mercaptano"
che si trova in esso e che ha questo "olezzo". Anche in questo caso il nome della pianta deriva dal greco
"sparago", che indica la turgidità della parte commestibile dell'Asparago: "i turioni". Nell'antichità si sono
tessuti lodi di questa pianta per le sue capacità terapeutiche, al punto che è stata spesso immortalata nelle
pitture delle case pompeiane.
Scendendo, lasciamo sulla nostra sinistra i misteriosi antri delle grotte terrestri della Montagna Grossa: "le
Uccirie", che fino a non molto tempo fa hanno conservato nel loro interno scenari superbi di stalattiti e
stalagmiti e sorgenti di acqua limpidissima, e continuiamo la nostra passeggiata.
Volgendo un attimo indietro lo sguardo, scorgiamo, abbarbicati sulla roccia, diversi cespugli di Elicriso con i
suoi capolini floreali gialli e le foglie lanuginose grigiastre. E' una delle piante più comuni della nostra flora
montana e la presenza di molti esemplari di essa riesce a rendere meno aspra alla vista la dura roccia. Le
sue sommità fiorite, si seccano, e si usano per preparare decotti espettoranti e contro la pertosse. Sempre il
suo decotto dà giovamento alle scottature solari ed alla Psoriasi. Seguendo ora la costa bassa che, con
alternanza di rocce appuntite e terreno sabbioso, fa da cornice al nostro mare azzurro cangiante, ci
avviamo verso la pietrosa, difficile Punta Ferro.
Lungo la strada, incontriamo la sottile, fragile "Avena". Usata da millenni presso tutte le popolazioni, quale
potente energetico, dà una vita lunga e priva di acciacchi a chi ne fa "molto uso". Il suo segreto sta nell'alto
contenuto in sali minerali, ferro, calcio, magnesio e fosfati. La crusca dei suoi semi è ottima contro la
stitichezza e la sua paglia (foglie e steli essiccati) è diuretica e antiurica. Notissime sono poi le sue capacità
rinfrescanti ed emollienti di pelli secche ed irritate.
Punta Ferro è davvero un'enorme distesa di aguzze pietre bianche, eppure, dove è possibile, la natura
riesce ad avere ragione anche della roccia ed ecco svettare la "Scilla". La cosiddetta "Cipolla di mare" era
conosciuta fin dai tempi di Pitagora, che, considerandola prodigiosa, la teneva sempre inchiodata sulla
porta di casa. E' una pianta molto pericolosa, da usare sotto stretto controllo medico, in quanto esplica la
sua potente azione sul cuore. In maniera meno rischiosa, invece, si può utilizzare come topicida e per
tenere lontani gli insetti.
Anche se il terreno va acquistando morbidezza e la presenza della macchia spinosa dello Stagno di
Punta Sottile dimostra che il verde ha vinto ancora una volta la sua battaglia con la pietra, Punta Ferro ci
ricorda ancora la sua presenza con quella che sembra essere la sua ideale continuazione sottomarina; ci
troviamo infatti alla "Sicchitella". E' una enorme secca che si estende in larghezza ed in lunghezza per
diverse centinaia di metri, appena sotto il pelo dell'acqua. Vero laboratorio marino naturale essa protegge i
suoi tesori con un'inaccessibilità quasi assoluta.
Lungo la sua costa, poco visibile cresce la "Calendula".
Tutto il bello di questa pianta sta nel piccolo fiore color arancione.