Page 9 - I SEMPLICI di Umberto Rizza
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La prossima volta percorreremo il versante Est della montagna e scendendo raggiungeremo l'altra ala di
questa "farfalla sul mare", la PIANA.
Favignana ‐ Faraglione e l'Isola di Levanzo
Volendo ora percorrere il versante est di Santa Caterina, aggiriamo la punta della Montagna Grossa e,
oltrepassata l'orrida "Ciaccazza Niura", antro quasi verticale di cui non si conosce praticamente il fondo, si
arriva alla non meglio denominata "Purtedda"; ultimo passo prima di scivolare giù, di nuovo, verso il
Faraglione.
Benché arida e pietrosa a "Purtedda" ci attira lo stesso, perché conserva nella sua rada flora, ancora
qualche esemplare di Mirto.
A "Murtidda" presso i Romani, era pianta consacrata a Venere. Essi, che erano usi alle solennità, cingevano
gli eroi e le giovani spose delle sue foglie, perché consideravano questa pianta capace di dare l'immortalità
e la bellezza. Caro ai poeti, questi facevano spesso menzione del mirto nelle loro odi, perché pare che
infondesse agli uomini anche carica ed amore spirituale. Ai giorni nostri, più prosaicamente, si utilizzano le
foglie nella preparazione di solette deodoranti delle scarpe o per la concia delle selle dei cavalli. Per
preparazioni farmaceutiche si usano le foglie secche. Contro la tosse e le emorragie si faccia infusione di 1
gr. di esse in 100 cc. di acqua calda e se ne prendano 2‐3 tazze al dì. Lo stesso liquido si può usare come
disinfettante.
Come si può notare è come se fossimo tornati indietro sui nostri passi, ma era doveroso farlo, perché non ci
sarà più possibile, una volta lasciate queste quote, dominare, con un solo sguardo, il selvaggio canale di
Sicilia e le dolci coste della punta estrema della Trinacria Occidentale.
Adesso, però è proprio necessario puntare verso il lato che guarda il paese e per questo ci affacciamo su di
una delle valli più scoscese di questa parte della montagna: "U canali a petra".
In questo momento Favignana, paese e lato Piana, sono ai nostri piedi, ma non meno bella è la cornice che
le circonda: Levanzo, Pizzo Monaco, Pizzo Cofano, Erice, la costa dello Stagnone, Mothia, Marsala, fanno
bella mostra di sé, perché meglio non poteva disegnarli il Massimo Autore. La vista è superba, ma veniamo
distratti dall'ammirare perché le nostre narici si arricciano al forte quasi fastidioso odore della Ruta.
"Aruta" è una di quelle piante che bisogna trattare con i guanti gialli, perché può dare qualche dispiacere se
usata a vanvera.
Nonostante il consiglio che dà la Scuola Salernitana, nel suo "Reginem Sanitatis", cioè di utilizzarla per
rendere acuta la vista, è opportuno cercare altre soluzioni al problema, perché essa può risultare tossica.