Page 14 - I SEMPLICI di Umberto Rizza
P. 14
piccoli esemplari di piante di varia tipologia. La Via Cala Monaci, così si chiama questa strada, fa da
tangenziale al Paese e lo separa dalla campagna, la quale, proprio da questo punto comincia a diffondere
nell'aria meravigliose profumazioni di "Bucalia", di "Maio" e di "Vagnu": odori indelebili della mia
fanciullezza e "punti di ignizione" di un fuoco, l'amore per Favignana, che non credo si spegnerà mai.
L'Assenzio (vagnu) è una pianta perenne che può vivere fino a 10 anni. Cresce sui terreni azotati, quindi in
prossimità di zone abitate.
Il suo nome deriva da una parola greca che significa "privo di dolcezza", infatti le foglie contengono un olio
essenziale (tujone) molto amaro. Esso, assunto in grosse quantità è tossico, ma, se saputo dosare, serve alla
preparazione di ottimi liquori digestivi, anche se non è indicato per chi allatta, in quanto rende amaro il
latte.
Favignana ‐ Tipica cava di tufo
Gli Egiziani lo citano nei loro papiri come pianta dalle capacità miracolose ed i Celti lo consideravano un
vero toccasana per combattere i lati negativi di un cattivo carattere. Chi, però, ne fece un grande uso
furono i Persiani.
Il loro potente esercito infatti, faceva spesso pediluvi di Assenzio ed essi pare che, aggiunti di vino e di olio,
infondessero nuova energia per riprendere a marciare più speditamente di prima. Dalle nostri parti, la sua
utilizzazione principale è quella di ammorbidire e rinfrescare le pelli delicate, per cui, ancora oggi, alcune
mamme premurose aggiungono all'acqua del bagnetto qualche mazzettino di Vagnu. Ha azione vermifuga e
per questo si usi la pianta seccata e ridotta in polvere. Se ne prendano 2‐3 grammi al dì per 5 giorni. Contro
i dolori di stomaco si faccia infusione di 1/2 manciata di sommità fiorite in una tazza di acqua per 1/2 h, si
filtri e si prenda a cucchiai ogni due ore.
La strada che stiamo percorrendo, ad un certo punto, taglia in due una "chiusa" ed anche lo stagno che ivi si
trova: "U urgu di Calamuna". Lì, nascosto in mezzo a ciò che rimane della fitta vegetazione della piccola
palude, cresce il puleggio. "U puleiu" appartiene al numeroso gruppo della menta ed ha le stesse proprietà
delle sue consorelle. Esso ha molte cose da dirci partendo dalla Mitologia.
Si racconta che una ninfa Minte, fece innamorare di sé Ade, principe dell'inferno; questo fatto scatenò la
gelosia di Proserpina che per punirla la trasformò in una pianta, nella menta appunto.
Gli Egiziani, che erano depositari di conoscenze scientifiche impensabili per il tempo in cui vissero,
preparavano con la menta il Kypi, una pozione miracolosa capace, pare, di guarire molte malattie.
Durante il nostro Rinascimento Caterina Sforza, Signora di Forlì, preparò "l'acqua celeste" che, a base di
menta, fu il primo tonico di bellezza delle donne dell'epoca.
Volendo, però, usufruire delle reali capacità del puleggio, si ricordi che è un ottimo insettifugo, basta
bruciarne qualche ramoscello; essa impedisce al latte di cagliare e permette una più lunga conservazione
delle mele.
Basta strofinarle con delle foglie di menta, così come basta ungere con il succo l'uscio delle colombaie,
perché i piccioni preferiscano rimanere a casa.
Un infuso di un pizzico di foglie in una tazza di acqua bollente, assunto con dosaggio di 3 tazzine al dì dopo i
pasti, è digestivo, antispastico, antinausea e contro l'alitosi.
Entriamo adesso nell'atmosfera della Piana, che non poche rime ha suggerito a poeti dialettali locali,
apprezzati in tutta la Sicilia ("Acqua ri puzzu" dei fratelli Giangrasso).