Page 17 - I SEMPLICI di Umberto Rizza
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Cala Rossa
Non si ha idea di cosa sia questo posto se non quando, nella forma più smagliante, essa presenta, la sua
improvvisa, prepotente bellezza. Il colore del mare è verde chiaro e l'acqua cristallina. Qui il 2000 non
esiste, i pensieri sono solo idillio con la natura, riflessione intensa sulla sciupata vita di tutti i giorni
all'inseguimento folle della... morte, e nuovo stimolo alla ricerca di un vivere migliore in pace con tutti.
Con questa speranza attinta da Cala Azzurra e con lo spirito carico di energia, affrontiamo l'ultima parte del
nostro giro, prima di rientrare in paese. Questo tragitto ci farà passare dai posti più belli in assoluto di tutta
Favignana, dove realtà, fantasia, storia, archeologia e natura si fondono in uno scenario superbo, fino a
raggiungere la mitica Cala Rossa.
Si arriva dall'alto e, dopo aver reso omaggio alla casa "du Zu Nillu", emblematico personaggio, morto il
giorno del suo centesimo compleanno, si potrà godere di una vista shockante.
Qui si aprono antri e grotte paurose dalla frescura vitale per questo posto meraviglioso ed assolato, mentre
la parte a strapiombo è addolcita da macchie verdi di diversa tipologia botanica ed è punteggiata da buchi,
ricovero di conigli selvatici.
Nei pressi di queste acque si svolse, nel 241 a.C. la Battaglia delle Egadi, fra Cartaginesi e Romani, che, con
la vittoria di questi ultimi, mise fine alla Guerra Punica e tinse le acque di "rosso sangue".
Su in alto, oltre gli ingrottamenti di Cala Rossa e più in là lungo tutta la costa e l'entroterra che dal Cimitero
porta al Paese, dentro grotte e cave collegate da cunicoli interminabili, tombe antichissime sono tracce di
popoli qui esistiti tanto tempo fa. Proprio in questi pressi, fra le altre piante, troviamo l'Acanto detto
"Bianchi Russini". Di esso ci parla la Storia dell'Arte attraverso le strutture architettoniche ed in particolare
le colonne greche ed i bassorilievi. Si dice, infatti, che le sue foglie a "volute" abbiano ispirato lo scultore
Callimaco, il quale le volle immortalare nella progettazione delle colonne corinzie.
E' pianta sacra a Marte, perché, secondo la mitologia greca, dona forza e coraggio, anche se può essere
portatrice di cambiamenti improvvisi di umore. Anticamente veniva considerato un vero toccasana per le
sue buone capacità diuretiche e contro l'irritazione della vescica. Poi, però, come spesso avviene nei
confronti delle piante medicinali che vengono abbandonate, esso fu dimenticato, Ormai si preferisce l'uso
esterno dell'Acanto, per cui, come emolliente e cicatrizzante di ferite, si facciano cataplasmi con le foglie
fresche, pestate, più volte al dì.
Sempre da queste parti, anche se reperibili in tutta Favignana, incontriamo molti esemplari di Malva, di
Camomilla bastarda ed alcuni di Melioto.
"A Marva" è un'altra delle regine incontrastate di questo regno vegetale ed io personalmente ne sono
suddito devoto, perché destinatario di un suo miracoloso interevento. Intanto il nome è di buon auspicio:
infatti "mal‐va" vuol dire "male va via".
Nell'Italia del XVI sec, addirittura si cantavano le lodi della Malva definita con una sola frase "Omni morbia",
capace cioè di curare tutti i mali.
In Sicilia, uno dei tanti usi, è quello di utilizzare le sue foglie pestate contro bruciori causati dall'ortica. La
tradizione vuole però che durante il trattamento si pronunci la frase magica: "Trasi marva e nesci ardicula".
Una volta c'era anche l'abitudine di piantarla attorno ai sepolcri, perché, ritenuta simbolo di dolcezza e di
serenità, conferisse pace e riposo ai defunti.