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A Linosa, invece, l'attività prevalente è l'agricoltura. Il terreno molto fertile, di natura lavica, consente
infatti la coltivazione della vite e del fico d’india utilizzato per l’alimentazione del bestiame e,
tagliuzzato, come concime. Oggi il paesaggio agricolo non ha più l'aspetto di un tempo e le piante di
olivo, mandorlo, fico, cappero, vite che avevano preso il posto della macchia, sono notevolmente ridotte
come realtà produttive. Si è però avvertita negli ultimi tempi una sensibile ripresa dell'agricoltura per
iniziativa di privati cittadini che sono tornati a coltivare vigne abbandonate e a produrre vino, mentre altri
confezionano artigianalmente conserve e prodotti sottolio.
Ma è a Pantelleria che l'agricoltura costituisce davvero il perno dell'economia, malgrado le condizioni
climatiche e geomorfologiche non siano a essa particolarmente favorevole. Nei secoli, il suolo è qui stato
terrazzato con muretti a secco per favorire la crescita della vite Zibibbo, che oggi rappresenta la quasi
totalità del vitigno ricoprendo circa il 70% del terreno coltivabile e che consente di produrre il Passito.
Anche il cappero è un prodotto importante per l'agricoltura pantesca: il "Capperis Spinosa", considerato
una delle qualità più pregiate al mondo, viene coltivato nella sua tipologia senza spine in tutta l'isola ma
cresce anche spontaneamente nei terreni sassosi.
L'ulivo è la terza coltura dell'isola, con un tipo potatura radente al suolo. Tra gli alberi da frutto il pesco, il
ficodindia e il fico, utilizzati anche per preparare confetture.
Oltre a queste colture, fino ad alcuni decenni fa, sull'isola vi erano altre colture che contribuivano ad
alimentare l'economia locale. Come per esempio il cotone che veniva esportato sia allo stato grezzo che
lavorato. In modeste quantità erano prodotti anche legumi e cereali. Note le lenticchie di Pantelleria,
molto piccole e saporite e i fagioli detti in dialetto "lubbia nostra".
Nelle Eolie le difficoltà di comunicazione del passato fra isole e terraferma imponevano, una totale
autosufficienza alimentare, ciò che ha determinato la suddivisione del terreno coltivabile in campi, spesso
realizzati con muretti a secco e terrazzamenti costruiti interamente a mano da generazioni di contadini.
L'agricoltura eoliana si è così specializzata nella produzione di capperi, uva passa ma sopratutto nella
produzione del famosissimo vino Malvasia, caratteristica di Salina, sin dai tempi dei greci e dei romani. A
Salina è anche molto presente la macchia a cespuglieto e alcuni mandorleti.
Alicudi presenta aree incolte e aree in erosione, così come Panarea, Filicudi e Stromboli. Vulcano si
differenzia per la contestuale presenza di sistemi colturali complessi.
In definitiva, si può affermare che le possibilità di sviluppo dei territori isolani siano, in massima parte,
legate all’integrazione delle attività turistiche con quelle del settore agricolo, capace di esprimersi anche
con prodotti di elevato pregio, apprezzabili dai consumatori più attenti. Per cui, lo sviluppo effettivo
passa, necessariamente, attraverso l’utilizzazione produttiva delle potenzialità ambientali e dei sistemi
turistici locali, che andrebbero perfezionati, e meglio utilizzati al fine di conseguire idonei standard
qualitativi, riferiti sempre più a un’utenza esigente.
b.2 Pesca
La pesca nel Mediterraneo presenta caratteristiche particolari e, quindi, le regole della politica
comunitaria non sono applicate allo stesso modo rispetto ad altre aree europee. In Sicilia, così come nelle
sue Isole Minori, dal dopoguerra in poi la pesca ha, infatti, assunto i connotati di impresa di interesse
economico-sociale, caratterizzata per lo più da piccole imbarcazioni dedite alla pesca costiera. Questa
tipologia di attività viene essenzialmente definita come “pesca artigianale”, laddove il termine
“artigianale” comprende una variabilità di forme di sfruttamento a basso impatto ambientale, che
prevedono l’utilizzo di attrezzi fissi quali tremaglio, nasse, palangresi, etc. Và però sottolineato che la
pesca attualmente praticata in Sicilia e, più in generale nel Mare Mediterraneo, presenta una molteplicità
di aspetti operativi di prelievo della risorsa ittica che, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale che da
quello prettamente economico, non sempre possono essere considerati di tipo “artigianale”.
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