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Bagnara i rapporti di diverso tipo si potevano fare ascendere all’epoca medievale. Il negozio
appartenne effettivamente a mastro Mimmo Bottari, bagnaroto anch’egli, con un buon giro
d’affari per cui l’«avviamento» dell’attività non fu un problema per i due lupi di mare.
1.- I FLORIO E BAGNARA
La prima notazione che a me pare
interessante, riguarda proprio questa
fase della vita dei Florio.
Il patriarca fu don Tommaso (1658-
1725), falegname, a Melicuccà
(all’epoca sotto la giurisdizione dei
Cavalieri di Malta) che accompagnò a
Bagnara il figlio Vincenzo (1799-1868)
in cerca di lavoro. Lo ritroviamo infatti
nel 1720 in una cordata finanziaria
formata da egli, Andrea Gioffré,
Gregorio Mazzei, Salvo Zoccalà,
Stefano Versace e Desiato Calabrò,
nell’ottenimento in enfiteusi perpetua
con censo di otto ducati annui, dal
“Reverendissimo Padre Frà Domenico
Caruso, Maestro di Sacra Teologia e
Priore del Venerabile Convento sotto il
titolo di Santa Maria e dè XII Apostoli
dell’Ordine dé Predicatori” di una terra
seminatoria di dieci tomolate in
territorio di Seminara, contrada
Granaro.
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Don Tommaso tornò a vivere a
Melicuccà quando ormai gli anni non
gli consentirono più di dedicarsi al
lavoro. Lo accompagnò il figlio
Nunziato, che si prese cura di lui e delle
I fratelli Ignazio e Vincenzo Florio, figli di Ignazio e Giovanna d'Ondes proprietà che a Melicuccà i Florio
possedevano da lunga pezza.
Domenico, il figlio di don Tommaso, nato a Melicuccà nel 1684, nel 1715 a Bagnara trovò da
lavorare come forgiaro, e trasse in moglie nel 1718 (con licenza della Curia romana) Serafina di
Maio, una ragazza di appena 14 anni!
I figli di Domenico e Serafina Di Maio: Paola, Giuseppe, Vincenzo, Tommaso, Francescantonio,
Antonina, Rosario e Nunziato, nacquero tutti a Bagnara. Tommaso sposò nel 1727 una ragazza
di Melicuccà, Grazia Sergi, ed è da qui che iniziò la discendenza diretta dei Florio bagnaresi e poi
palermitani.
La prima generazione dei Florio visse dunque in un agro agricolo che ebbe come riferimento
importante e determinante il Marchese Domenico Grimaldi (1734-1805), uno dei più grandi
Illuministi d’Europa, innovatore, amante della propria terra, proprietario terriero che condusse
esperimenti agricoli d’avanguardia fra Seminara, Barritteri, Piano Madonna della Neve,
Ceramida e Pellegrina, con l’introduzione di macchine e tecniche di lavorazione ed estrazione,
rivoluzionarie per l’epoca. Gli agricoltori dell’epoca non ebbero la possibilità di investire in
attrezzature d’avanguardia, ma assimilarono bene le tecniche di irrigazione, potatura, raccolta
1 TITO PUNTILLO – ENZO BARILÁ, Civiltà dello Stretto. Politica, economia, società dello Stretto di Messina dalle
origini al XVIII secolo. Il Caso di Bagnara, Periferia ed., Cosenza 1993, da pag. 177.
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