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Gibilterra ( 1 ). Il Pliocene debutta con sedimenti tanto profondi che è
logico ritenere che non vi fossero terre emerse in coincidenza della
Sicilia. La penisola italiana era ancora allo stato di geosinclinale. E' quindi
ragionevole credere che nè in Sicilia, nè in Italia, abbiano potuto soprav-
vivere animali o piante continentali miocenici. E' invece possibile che
fossero allora emergenti terre oggi scomparse nell'area tirrenica (la « Tir-
renide ») oltre, naturalmente, alla Sardegna, i cui legami con l'Africa
settentrionale persistettero (o vennero rinnovandosi) fino a un Quater-
nario piuttosto avanzato.

      La penisola italiana e la Sicilia emersero molto più tardi, alla fine
del Pliocene inferiore (attorno ai 4.000.000 di anni fa), diverse da
come oggi le conosciamo e certamente molto più estese, come conse-
guenza di una violenta crisi orogenetica, la manifestazione più violenta
della orogenesi alpina nel centro del Mediterraneo. A questa data si può
fare risalire la nascita delle più antiche fra le isole minori, le Egadi
(oltre, naturalmente, a Malta e Lampedusa).

                                           Le Egadi

      Le Egadi sono un gruppo di tre isole, che fronteggiano la costa
occidentale della Sicilia, e precisamente, in ordine di distanza dalla costa,
Favignana ( 8 chilometri), Levanzo ( 13 chilometri), Marettimo ( 35 chi-
lometri). Geologicamente, Favignana e Levanzo sono parti di Sicilia,
separate dall'isola madre da un bassofondo profondo appena 40 metri.
La loro storia geologica è in sostanza la stessa della Sicilia, e negli
ultimi tempi si deve essere ridotta ad un alternarsi di fasi di connes-
sione e separazione dall'isola maggiore, in coincidenza con le oscillazioni
del livello marino legate all'eustatismo glaciale.

      Ambedue le isole infatti, la cui ossatura è costituita da calcari
mesozoici, portano tracce di una invasione marina durante il Pliocene
inferiore e medio, e della violenta tettonica pliocenica. Nell'isola di
Levanzo i sedimenti pliocenici sono rappresentati unicamente da marne
sabbiose con Chlamys angelonii (Meneghini), Chlamys crispa (Brocchi),

       (l) Questo brano di storia del Mediterraneo, qui esposto per sommi capi, costi-
tuisce quella che oggi si chiama «teoria del disseccamento del Mediterraneo». Tale
teoria fu compiutamente formulata da chi scrive diversi anni fa (RUGGIERI, 1967),
ma è stata recentemente « riscoperta » (indiscutibilmente, ulteriormente documentata)
in seguito alla esplorazione del fondo del Mediterraneo mediante perforazioni (Hsu,
CITA e RYAN, 1973).
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