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CARTA GEOLOGICA DEI MARI ITALIANI 1:250.000- GUIDA AL RILEVAMENTO 11

3.1.1. - Unità stratigrafiche e stratigrafia sequenziale

         Allo scopo di suddividere e rappresentare in carta i depositi sedimentari sui margini
continentali italiani si potrebbe scegliere un approccio simile a quello adottato dalla cartografia
terrestre basato sul riconoscimento di unità litostratigrafiche inquadrate cronostratigraficamente
(Formazioni e altre unità di rango gerarchico inferiore o superiore).

         La definizione di una unità litostratigrafica si basa sulle differenze dei caratteri litologici e
di facies rispetto alle altre unità con cui essa viene a contatto lateralmente e/o verticalmente.
Così individuata, ogni unità viene poi collocata nel tempo geologico attraverso il riferimento ad
unità geocronologiche e cronostratigrafiche. Ciò si ottiene attraverso metodologie di varia natura
(biostratigrafiche, magnetostratigrafiche, geochimiche, radiometriche, etc) su campioni presi
all'interno di ogni unità litostratigrafica senza una particolare attenzione alla natura ed al
significato cronostratigrafico dei limiti fisici che la definiscono. Un determinato intervallo di
tempo sarebbe così registrato da una o più unità di spessore ed estensione areale variabili.

     Un passo ulteriore potrebbe essere quello di riconoscere superfici di non conformità estese a
scala regionale delimitanti corpi rocciosi complessi costituiti all'interno da una o più unità
litostratigrafiche; le unità definite sulla base di limiti non conformi prendono il nome di
Unconformity Bounded Stratigraphic Units (UBSU). Queste unità hanno un significato genetico
legato alla natura delle superfici che le delimitano; in questo senso esse concettualmente
comprendono una vasta gamma di unità stratigrafiche, tra cui le unità ciclostratigrafiche. Queste
ultime si differenziano in base al tipo di ciclicità che le caratterizza (eustatico, climatico,
tettonico). L'utilizzo a fini cartografici delle unità ciclostratigrafiche, in particolare delle sequenze
deposizionali, è al momento ancora piuttosto difficile nel campo della geologia di superficie, per
quel margine ancora ampio di soggettività che ne caratterizza la definizione, soprattutto in
mancanza di riferimenti temporali certi. L'adozione dei concetti guida della stratigrafia sequenziale
nell'esecuzione dei rilievi cartografici viene comunque vivamente consigliata dalla Commissione
CNR per la Cartografia Geologica e Geomorfologica, riconoscendone la potenzialità per una
migliore comprensione dei rapporti spazio-temporali dei corpi geologici.

     La situazione delle aree marine italiane è diversa rispetto alle aree terrestri; le aree marine
sono infatti in larga misura caratterizzate dalla presenza di depositi tardo quaternari, raramente
deformati e ben inquadrabili mediante opportune metodologie (sismica ad alta risoluzione e
datazioni assolute) in quadri temporali definiti; questi depositi notoriamente registrano i vari
eventi eustatici e climatici tardo-quaternari; per questi motivi un progetto che ne prevede la
rappresentazione cartografica costituisce un'occasione quasi unica per sperimentare la
potenzialità delle unità ciclostratigrafiche ed in particolare delle unità stratigrafico sequenziali.

     La principale unità cartografabile su cui si basa la stratigrafia sequenziale è la sequenza
deposizionale, definibile come l'insieme dei depositi sedimentari che si formano durante un ciclo
completo di variazione relativa del livello del mare; i limiti sono costituiti da superfici di
discontinuità e da superfici di continuità ad esse correlabili, che si formano durante le fasi di
abbassamento relativo del livello del mare (figg. 4 e 5). All' interno di una sequenza le varie fasi del
ciclo sono definite dalla risposta dei sistemi deposizionali o meglio dei tratti di sistemi
contemporanei (systems tracts); si possono così definire in modo relativamente oggettivo delle
sottounità che hanno una precisa connotazione genetica e temporale; queste sottounità
stratigrafico –sequenziali costituiscono i corpi sedimentari più utili e significativi per la

rappresentazione cartografica. Si tratta infatti di unità rigidamente inquadrabili dal punto di vista
temporale e all’interno delle quali sono facilmente definibili i vari sistemi deposizionali; questi
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