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12 SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE - UFFICIO RILEVAMENTI E ANALISI DI LABORATORIO - SEZIONE DI GEOLOGIA MARINA

ultimi corrispondono in ultima analisi ad unità litostratigrafiche (Formazioni), che possono essere
quindi definite e rappresentate cartograficamente, realizzando un legame concettuale e pratico con
l’approccio cartografico terrestre.

     Seguendo tale approccio ad esempio, i depositi di stazionamento alto (HTS) tardo-olocenici
verrebbero suddivisi in tre unità formazionali con limiti eteropici: argille e sabbie continentali,
sabbie costiere o di foce, argille di prodelta (vedi Legenda). L’estensione areale di ognuna di tali
formazioni può andare ben oltre l'area coperta da un singolo foglio a scala 1:250.000; sarebbe di
conseguenza possibile che un deposito come i fanghi di prodelta che circondano in continuità
ampi tratti delle coste italiane vengano artificiosamente separati e rinominati in modi diversi in
aree geografiche diverse; ne risulterebbe un proliferare di nomi non necessario o controproducente.
La fig. 6 schematizza i rapporti tra systems tracts e i vari tipi di unità stratigrafiche più usati nella
cartografia terrestre. In questo quadro ed in base alle esperienze acquisite sui margini continentali
che circondano il territorio nazionale, si propone di utilizzare la stratigrafia sequenziale come
metodo per caratterizzare e confrontare tra loro le successioni stratigrafiche tardo-quaternarie sui
margini continentali italiani.

     Questo approccio offre tre vantaggi principali:
- permette di stabilire una relazione stratigrafica e genetica tra depositi messi in posto in

     diversi ambienti deposizionali entro dominii fisiografici distinti su uno stesso margine conti-
     nentale (ambiente continentale, costiero/paralico, di piattaforma, di scarpata e di bacino)
- consente una maggiore uniformità semantica
- facilita la correlazione ed il confronto tra zone geograficamente distinte ed il riferimento ad
     altri margini continentali extramediterranei.

3.1.2. - Risoluzione sismica ed espressione sedimentologica delle superfici guida

         Tre superfici guida costituiscono i limiti fisici che permettono di definire e suddividere al
proprio interno un ciclo deposizionale: superficie di trasgressione (che marca l'inizio della risalita
relativa di livello del mare su un margine), superficie di massima inondazione (che registra il
massimo spostamento verso terra della linea di riva) e la superficie di esposizione subaerea
formatasi durante condizioni di caduta di livello del mare.

         Altre superfici significative sono quella di ravinement (SWIFT, 1975; DEMAREST &
KRAFT, 1987; NUMMEDAL & SWIFT, 1987) e quella regressiva di erosione sottomarina (PLINT,
1988). Entrambe queste superfici (fig.5) sono formate da erosione da parte della spiaggia
sommersa (shoreface) in condizioni rispettivamente trasgressive e regressive; queste superfici,
spesso di piu' facile identificazione rispetto ad altre, possono essere presenti all'interno dei
systems tracts e non hanno significato cronostratigrafico poichè sono diacrone. Altre superfici
possono formarsi per erosione sottomarina ad opera di correnti di fondo; tali superfici anche se di
grande estensione regionale non trovano una ovvia posizione in nessuno degli schemi stratigrafici
che si sono sviluppati a partire dalla stratigrafia sismica (CHRISTIE-BLICK, 1991).

         La correlazione a scala regionale di superfici fisiche di discontinuità stratigrafica alla base e
all'interno della sequenza deposizionale tardo-quaternaria rappresenta il punto di partenza per
l'individuazione dei corpi geologici da cartografare e per la pianificazione di una strategia di
campionatura del sottofondo marino mirata a risolvere problemi stratigrafici e a caratterizzare gli

ambienti deposizionali. In base alle considerazioni sopra esposte, per ogni foglio si prevede
l'elaborazione di una carta a scala 1:250.000 su cui viene rappresentata la natura e l'estensione
areale dei corpi geologici più superficiali. A questo scopo ci si riferisce a corpi sedimentari
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