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esistenza di tale ipotetico basamento più antico, oggi nascosto da una
coltre continua di materiali vulcanici quaternari, talora recentissimi, man-
ca però sino a oggi qualsiasi prova. Ma, secondo la mia opinione, non
è necessario ricorrere a tale ipotesi: basta infatti che nel Quaternario
l'Eolie siano entrate in contatto con qualche terra vicina di emersione
prequaternaria, ad esempio con lembi della Tirrenide o con le vicine aree
calabre e peloritane, che, come è noto, sono rimaste emerse sin dal Paleo-
zoico (cfr., fra gli altri, AzZAROLl e CrTA, 1963-1967). Da queste l'Eolie
potrebbero essere state attivamente raggiunte dalle specie più antiche,
in parte sopravvisute soltanto nella nuova patria (paleoendemiti) o dif-
ferenziatesi localmente (neoendemiti) in séguito al ripristino delle con-
dizioni di insularità. Mi sembra di capire che anche MERTENS (1955 a),
trattando della fauna erpetologica eoliana, non escluda tale possibilità,
pur dando un gran rilievo al trasporto passivo antropico e naturale.
Del resto, dalle ricostruzioni paleogeografiche del PASA (19 53), risulta
che le Eolie sarebbero state unite alla Penisola Italiana nel Siciliano e
unite o quasi unite alla Penisola Italiana e alla Sicilia nel corso della
Regressione Romana (Rissiano ).

      Anche la composizione dalla fauna erpetologica si spiega meglio
rinunziando all'oceanicità delle Eolie, non perchè vi esistano dei paleo-
endemiti, ma perchè specie banali, presenti sia in Sicilia che in Calabria,
come l'Hemidactylus t. turcicus, la T arentola m. mauritanica, il Coluber
viridiflavus carbonarius e la Podarcis sicula hanno una così ampia dif-
fusione in tutto l'arcipelago da rendere inverosimile l'ipotesi di un papa-
lamento passivo. Nel Siciliano e forse anche nel Rissiano è verosimile che
l'Eolie formassero un complesso unico, frammentatosi poi nelle diverse
isole al momento del definitivo distacco dai territori V1Cl111 o, per quanto
riguarda i frammenti delle isole principali, più tardi, per erosione soprat-
tutto marina.

      Quanto alla Podarcis wagleriana, presente solo in aree limitate di
Vulcano, non si può escludere la possibilità che vi sia arrivata passi-
vamente; a meno che l'attuale ristrettezza del suo areale eoliano non
sia secondaria all'impiantarsi nell'arcipelago della Podarcis sicula, la quale,
come è ben noto da lungo tempo, è altamente competitiva nei confronti
della P. zuagleriana, non in tutti ma certamente nella maggioranza degli
ambienti. Comunque non va dimenticato che il trasporto dei Rettili, seguìto
da acclimatazione, è tutt'altro che raro: si confronti, tanto per fare qualche
esempio, quanto scritto da LANZA e BRUZZONE (1960) a proposito di varie
specie, da me, in questo stesso lavoro, a proposito della T arentola maurita-
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