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Fig. 2.1: Grotta del Genovese a Levanzo
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Prove ancora antecedenti sono state ritrovate nella grotta dell'Uzzo presso
San Vito lo Capo dove studi sulle stratificazioni di origine antropica hanno portato
alla luce resti di Thunnus tynnus (tonno rosso), il più grande pesce pelagico del
mediterraneo. Gaetano Basile nel suo libro Tonnare Indietro nel tempo ci dice che
il tonno «già nell'età del bronzo interessò li uomini che lo pescavano innescando
corna di cervo con calamari e poi tutti quanti a tentare di portarlo a riva con rozze
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corde vegetali» . Questo ci fa capire che gli uomini di 8.000 anni fa possedevano
una consistente familiarità con la pesca e quindi con il mare. Anche nel Pacifico
orientale sono state ritrovate ossa di Pacific bluefin di grandi dimensioni (160 cm),
che dimostrano l'interazione tra l'uomo e questo animale in siti archeologici di
comunità indigene in British Columbia, Canada e a nord di Washington negli Stati
Uniti, risalenti almeno al 3.000 a.C.. In comunità costiere del Giappone,
nell'Oceano Pacifico occidentale, le catture di tonno rosso Pacific bluefin risalgono
al 4.000 a.C. dove la pesca probabilmente si limitava alle acque costiere con
l'utilizzo di arpioni e lenze, tecnica con tutta probabilità utilizzata anche nell'area
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mediterranea nelle medesime epoche .
Molti riferimenti storici, sopratutto a partire da 2.000 a.C. fino ai giorni
nostri, sono riscontrabili con relativa continuità per quanto riguarda l'Atlantic
bluefin, cioè quel tonno che da epoche immemori frequenta il Mediterraneo
durante le sue migrazioni.
12 Immagine:http://www.grottadelgenovese.it/IT/index.htm
13 G. Basile «Tonnare Indietro nel tempo». Palermo, 2012 p.16
14 A. Boustany «Bluefin Tuna: The State of the Science» Washington DC, 2011. pp. 9-11
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