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«... dicono che i Fenici, che abitavano la città chiamata Gades, navigando al di là
delle Colonne d'Ercole per quattro giorni con vento di levante, giunsero in alcuni
luoghi disabitati, pieni di alghe e di giunchi, che in caso di bassa marea non sono
sommersi, ma in caso di alta marea sono coperti dall’acqua; fra questi si trova una
quantità di tonni smisurata, eccezionali per grandezza e per stazza, quando sono
tratti in secco. Messi sotto sale e raccolti in recipienti vengono portati a Cartagine.
Di questi soltanto i Cartaginesi non praticano l’esportazione, ma li consumano
personalmente per la loro bontà come alimento» .
21
Queste testimonianze, pervenuteci dal periodo greco, pur essendo
temporalmente posteriori all'epoca Fenicia, ci aiutano a formulare un'importante
proiezione verso il passato di quella che era la fondamentale attività di pesca
fenicia.
Ultimo cronologicamente, ma non meno importante, Strabone (60 a.C./23
d.C.) ci dice che i Fenici arrivarono fino alle colonne d'Ercole per intercettare i
banchi dei tonni e che a Cadice avevano creato un centro per la lavorazione della
carne del tonno.
Per riassumere, molti degli insediamenti fenici possedevano torri
costantemente presidiate ed adibite all'avvistamento dei banchi di tonni
(thynnoskopeion). Sappiamo attraverso le prove archeologiche giunte fino a noi,
che in tutte queste località è esistita, ed in alcuni casi esiste tuttora, un'antica
tradizione di pesca e lavorazione del tonno. A partire dagli scritti di Strabone,
come sembra implicito della lettura della sua opera, è possibile sostenere che i
Fenici percorressero a ritroso le rotte dei tonni. Questa tesi è proposta anche da
ipotesi contemporanee 22 . Sulla base di De mirabilibus auscultationibus, è
possibile supporre che un grande contributo al carattere temerario ed esploratore
di questo popolo fosse dato dalla presenza dei banchi di tonni. Infatti questa
ormai consolidata fonte di cibo doveva essere confortante per i marinai che
21 Aristotele «De mirabilibus ascultationibus» a cura di G. Vanotti, Pordenone-Padova, 1997, p.69
Con Gades l’autore si riferisce alla città di Cadice
22 «Si ipotizza che i Fenici stabilissero le loro rotte marine seguendo le migrazioni dei tonni.»
M. Bussani «Gli osservatori rappresentano oggi una garanzia per la salvaguardia e la
ricostruzione delle popolazioni di tonno rosso (Thunnus thynnus) nel Mediterraneo.» Il Pesce n. 6,
2010 - p. 37
«... i primi pescatori di tonni furono i Cananei delle città costiere, che catturavano grandi animali marini,
indicati con il nome ebreo e/o fenicio di Than, perfezionando i sistemi di cattura ed allontanandosi
sempre di più dalle coste per seguire gli ampi e periodici spostamenti di questi grandi pesci »
R. Sarà «Dal Mito all'Aliscafo, Storie di tonni e Tonnare», Palermo, 1998, p.45.
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