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carneficina. È probabile che il sangue rosso che tingeva il mare, fosse associato
dagli antichi a quello umano, rafforzando ulteriormente, in questo modo, il
legame uomo-tonno.
Durante tutto il Medioevo il consumo del tonno passò in secondo piano, la
percezione del pesce a quell’epoca era generalmente legata, per motivi religiosi,
alla penitenza; all’opposto, però, la valenza del tonno in Sicilia nello stesso periodo
era intrisa di una dissimile ritualità religiosa e assai diversa ed il tonno era qui
associato a ricchezza e benessere. Ad esempio, le reti venivano calate in mare il 23
Aprile, giorno di San Giorgio, il “Santo guerriero”, che - figliazione dell'antica
simbologia greca - avrebbe protetto la battaglia tra tonni e uomini per il bene della
comunità.
Un radicale cambiamento di rotta nella percezione umana di questo
animale, una sorta di sovvertimento culturale, ha il suo inizio con l’introduzione
dell’appertizzazione e la moderna pesca industriale. Le ragioni di ciò vanno
probabilmente ricondotte alla contemporanea diffusione del tonno che, in scatola,
può raggiungere molto più facilmente un grande areale di consumatori, il
conseguente annullamento della stagionalità ed il basso prezzo derivante dai
meccanismi economici di mercato. Cinquant’anni di marketing e pubblicità hanno
quindi rapidamente mutato uno stretto rapporto coltivato nel corso di millenni di
storia, arrivando a snaturare il legame che univa l'uomo al tonno, fino a far
percepire la scatoletta di tonno un cibo scollegato dalla sua nobile e originale
forma.
Una delle tre marche di tonno più venduta in America, con più di cent’anni
di storia, ha adottato “l’offensivo” nome Chicken of the Sea (Pollo del Mare).
Appellativo, questo, indubbiamente inappropriato se si pensa che il tonno è una
perfetta macchina da caccia, dalla velocità, potenza ed eleganza uniche e che, a
differenza del pollo, non viene allevato, ma in misura quasi esclusiva cacciato.
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