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362 L Gianguzzi, L.Scuderi, S. Pasta
Questo ambiente conservativo ospita numerose emer- Batt. e Globularia alypum L., ora di Cistus mompelien-
genze floristiche, fitocenotiche e faunistiche, molte sis L., ecc., presumibilmente da riferire a distinte va-
delle quali di notevole rilevanza biogeografica. rianti della stessa associazione vegetale. Lungo i cana-
loni a nord del paese si rinvengono talora piccoli nu-
In assenza di stazioni di rilevamento termo-pluvio- clei di macchia a Myrtus communis L., legati a una
metrico sull'isola, per un inquadramento bioclimatico maggiore umidità edafìca. Infine, in quota dominano
del territorio è necessario fare riferimento ai dati relati- altri aspetti arbustivi, dove trovano spazio alcune inte-
vi alle stazioni più vicine della costa trapanese (Brullo et ressantissime entità relitte quali Daphne sericea Vahl e
Thymelaea tartonraira (L.) All., peraltro assenti nelle
al., 1996). In particolare, l'isola rientra prevalentemen- vicine coste della Sicilia.
te nella fascia del termomediterraneo, con ombrotipo va-
riabile dal secco al subumido, tendendo verso il mesome- Fra le altre tipologie di vegetazione vahno altresì ci-
diterraneo subumido oltre i 400-550 m di quota. Tutta- tati gli aspetti rupicoli del Bupleuro dianthifolii-Scabio-
setum limonifoliae, alquanto ricchi di specie endemiche
via, nella wna costiera esposta a S/SO si manifestano o rare, nonché le formazioni delle coste rocciose (Li-
condizioni di forte xericità ambientale, come denota la monietum tenuiculi, Senecioni bicoloris-Helichrysetum
presenza di franunenti di macchia decidua estiva a do- messerii eAgropyro scirpei-Inuletum crithmoidis).
minanza di Periploca angustifolia Labill., tipici di conte-
sti bioclimatici dell'inframediterraneo. Si tratta pertan- Uso del territorio
to di aspetti awnali, riferiti al Periploco angustifoliae-Eu- L utilizzazione agro-silvo-pastorale del passato ha
phorbietum dendroidis, associazione distribuita nelle
piccole isole del Canale di Sicilia (Egadi, Pelagie, Pan- determinato anche a Marettimo la scomparsa di gran
telleria e Arcipelago Maltese), posta in quest'area al-
l'estremo limite settentrionale dell'areale. parte dei soprassuoli forestali di un tempo; tuttavia a
differenza di quanto avvenuto in molte altre aree del
Tuttavia la vegetazione potenziale di Marettimo è bacino del Mediterraneo, questo territorio ha subito un
prevalentemente rappresentata da formazioni forestali impatto relativamente ridotto da parte del fuoco, con
(Gianguzzi et al., 2003a; 2003b), spesso sostituite da notevoli riflessi positivi sia per le piante sia per il recu-
aspetti secondari- per lo più arbustivi- a causa del di- pero della vegetazione in genere. Ciò è da associare an-
sturbo antropico sul territorio, almeno fino al Secon-
do Dopoguerra. Nel piano termomediterraneo domina- che alla scomparsa dell'attività dei boscaioli- alquanto
no per lo più la serie del pineto a Pinus halepensis Mil-
ler (Pistacio lentisci-Pino halepensis sigmetum), legata ai diffusa nell'isola fino a 60 anni fa- nonché al graduale
substrati detritici più o meno cementificati posti alla abbandono delle colrure agricole e della stessa pastori-
base dei rilievi, e quella dell'Olivastro (Rhamno alater- zia. Un grave disturbo alle formazioni vegetali è il diret-
ni-Euphorbio dendroidis sigmetum), quest'ultima loca- to risultato dell'indiscriminata introduzione di ungula-
lizzata sui calcari compatti, soprattutto del versante oc- ti alloctoni. A partire dagli anni '70 del XX secolo sono
cidentale. Nel piano mesomediterraneo è invece più fre- stati infatti introdotti dapprima i mufloni (Ovis orien-
quente la serie del Leccio (Pistacio lentisci-Querco ilicis talis musimon Gmelin, 1774), poi i cinghiali (Sus scrofa
sigmetum), con interessanti nuclei boschivi residuali scrofa Linnaeus, 1758) e infine i cervi (Cervus elaphus
localizzati a Pizzo Campana e fra Monte Falcone e Piz- Linnaeus, 1758). La popolazione dei mufloni, in parti-
w delle Fragole. Le potenzialità della porzione supe- colare, conta oggi ca. 150-200 capi, che arrecano dan-
riore dell'isola sono testimoniate peraltro dalla sussi- ni talora notevoli sia alle giovani piante forestali sia alle
stenza del toponimo ''Anzine", che deriva indubbia- altre essenze legnose, rallenrandone lo sviluppo.
mente dal termine spagnolo "encina" (=Leccio), rutto-
ra in uso presso la popolazione locale, ad indicare que- In ogni caso, l'attività dell'uomo ha certamente
sta specie sempreverde tipica dell'area mediterranea. comportato delle variazioni quali-quantitative alla
composizione floristica locale; basti pensare all'intro-
Fra gli aspetti di degradazione delle cenosi forestali duzione più o meno casuale di specie sinantropiche,
di un tempo, si rilevano in tutta l'isola varie espressio- un tempo assai diffuse in prossimità dell'agglomerato
ni di gariga a Rosmarinus officinalis L. ed Erica multi- urbano, laddove erano principalmente localizzati pic-
flora L. dell'Erico multijlorae-Micromerietum ftuticulo- coli impianti arborei (pescheti, oliveti e - in misura
sae (Brullo & Marcenò, 1983), diversificate ora dalla minore - vigneti, frassineti, ecc.), seminativi a grano
presenza di Coroni/la valentina L. subsp. glauca (L.) duro (Triticum durum Desf.) e a leguminose (Vìcia fa-
ba L., Cicer arietinum L., ecc.).