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A questo proposito, in occasione della Conferenza di Washington
delle Nazioni Unite è stata formulata la «Dichiarazione sulla Protezione
dell'Ambiente Marino dalle Attività Basate a Terra» con la quale più di
100 Stati insieme con la Comunità Europea si sono impegnati a
proteggere l'ambiente marino dagli impatti negativi causati delle attività
localizzate sulla terraferma.

   Esiste anche una normativa internazionale che regola la raccolta dei
rifiuti prodotti e pescati dalle navi, comprese quelle da pesca, di cui va
certamente perfezionata l’applicazione superando le non poche
difficoltà esistenti. In Italia è stata recepita con la legge 29 settembre
1980, n. 662, «Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale
per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi e del protocollo
sull'intervento in alto mare in caso di inquinamento causato da sostanze
diverse da idrocarburi, adottati a Londra il 2 novembre 1973», cui hanno
fatto seguito varie ordinanze delle Capitanerie di Porto.

   E' comunque da sottolineare che, al di là degli obblighi di legge, la
pulizia del mare dai rifiuti, fra cui quelli solidi, che hanno origine dalla
terraferma e dalle attività di traffico commerciale e turistico, oltre che
dall’attività peschereccia, è un servizio reso alla comunità intera.

   Lega Pesca e Legambiente si sono proposte per la gestione di
campagne di bonifica delle aree protette marine, grazie anche alle
esperienze già maturate in questo campo: hanno infatti realizzato negli
ultimi anni varie iniziative di questo tipo, nelle quali la rimozione dei rifiuti
solidi dai fondali è stata effettuata soprattutto con l'attività di pesca a
strascico.

   Una prima iniziativa, prevista dai progetti «Presidi ecologici» e
«Raccolta rifiuti solidi pescati e prodotti in mare dalle navi da pesca»,

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