Page 24 - Pezzino_2014
P. 24

Le coste settentrionali, alte e rocciose, si aprono sul Mar Tirreno con frequenti ed ampie
            insenature sabbiose,  come  i  golfi  di Castellammare  del  Golfo,  di Palermo,  di Termini

            Imerese, di Patti, di Milazzo. Ad est la costa ionica è più varia: strette spiagge di ghiaia fin
            quasi a Taormina e fra la foce del fiume Alcantara e Riposto; scogliere basaltiche fino a

            Catania. L'ampio golfo di Catania presenta una costa sabbiosa che si continua con rocce e

            con una serie di fiordi tra cui quello di Brucoli. In corrispondenza del golfo di Siracusa la
            costa riprende ad essere sabbiosa fino quasi a Capo Passero. Il litorale meridionale - di

            fronte  all'Africa - è  generalmente  sabbioso  ed  uniforme  nella  parte  centrale,  mentre  si
            presenta più vario nel ragusano e nel tratto agrigentino e trapanese.

            La  Sicilia  quale  oggi  ci  appare  nella  sua  unità  insulare,  è  relativamente  recente. Nel
            Paleogene (cioè nel Terziario antico, circa 50 – 70 milioni di anni fa) secondo Furon (1950)

            la  Sicilia  avrebbe  fatto  parte  di  una  Tirrenide,  ampia  terra  emersa  nell’area  occupata
            dall’attuale Tirreno, della quale, unitamente alle Isole Maltesi ed alle coste dell’Africa nord-

            occidentale, essa avrebbe costituito il margine meridionale; secondo Pasa (1953), la Sicilia
            settentrionale sarebbe stata unita sì all’Italia meridionale, ma separata da uno stretto braccio

            di  mare  dalle  coste  orientali  (corso-sarde)  della  Tirrenide  e  separata  anche  dalla  regione
            iblea che restava unita alle Isole Maltesi ed alla Tunisia.

            Una trasgressione marina avrebbe successivamente frammentato la Tirrenide e durante il
            Miocene medio e inferiore (circa 20-30 milioni di anni fa) della Sicilia attuale non sarebbe

            rimasto  che  il  tratto  settentrionale-orientale,  unito  alla  dorsale  appenninica  calabrese  e

            un’isola ibleo-maltese. Durante il Pontico, periodo di grande regressione, emergono molte
            terre nell’area oggi occupata dal Mediterraneo; 12-15 milioni di anni fa la penisola italiana

            era  in  gran  parte  emersa  ed  inglobava  la  Sicilia  settentrionale;  ad  occidente  la  penisola
            iberica si estendeva verso est al di là delle Baleari e fra questi due territori una terza ampia

            area collegava il sistema sardo-corso alla Francia meridionale. I due bracci di mare poco
            profondo che separavano questi tre territori erano probabilmente occupati da sistemi di

            isole  e  arcipelaghi.  Durante  il  Pliocene  antico  (10-12  milioni  di  anni  fa)  in  periodo  di
            trasgressione, le terre emerse nel corso del Pontico sono tornate a frammentarsi e a ridursi,

            e la Sicilia è rappresentata da due isole separate che non contraggono rapporti con le terre
            vicine: un’isola a nord costituita dalla Sicilia settentrionale ed una a sud limitata alla attuale

            zona iblea; successivamente nel corso della regressione pliocenica l’area compresa fra
            queste due isole progressivamente emerge e all’inizio del Quaternario, circa 800-500 mila

            anni fa, avviene il congiungimento fra le due isole (La Greca 1961). Durante la Grande
            Glaciazione (regressione romana) le terre emerse sono enormemente accresciute e la Sicilia,

            raggiunta ormai l’unità, è collegata ad est con la Calabria, a sud con le Isole Maltesi, mentre

            a sud-ovest si estende notevolmente in direzione dell’Africa rimanendo però separata dalla
                                                      22
   19   20   21   22   23   24   25   26   27   28   29