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X. 9. La musica di tradizione orale 213
(coro) Gnanzòu!
(solo) nzou zza
Gnanzòu!
San Cristofaru,
Gnanzòu!
nzou zza
Gnanzòu!
granni e ggrossu,
Gnanzòu!
nzou zza
Gnanzòu!
nzòu purtava
Gnanzòu!
nzou zza
Gnanzòu!
Ggesu addossu.
[…]
All’ambiente marinaro appartengono in certa misura anche i salinari, cioè i rac-
coglitori di sale marino ancora attivi lungo la riviera fra Trapani e Marsala. Fino agli
anni Cinquanta l’intero ciclo produttivo si compiva senza ricorrere ad alcuna forma
di meccanizzazione (all’epoca vi erano saline anche nella parte orientale dell’Isola,
presso Augusta e Capo Passero). La raccolta del sale, concentrata nei mesi di luglio
e agosto, si articolava in tre cicli intervallati da quindici giorni di inattività. Per questo
lavoro si assoldavano gruppi di operai stagionali che venivano retribuiti a cottimo (a
stàgghiu). Il numero di operai che componeva ogni squadra (venna) variava in base
alle dimensioni della salina (da un minimo di otto a un massimo di sedici individui).
Tutte le operazioni erano dirette da un sovrintendente (curatulu o mastru i salina)
che, tra l’altro, designava un fiduciario (signaturi) per controllare la quantità di sale
raccolto e un caposquadra (capuvenna, capurali) responsabile del comportamento
degli operai. Il lavoro iniziava prima dell’alba – tra le due e le tre – e proseguiva fino
alle sedici del pomeriggio, con due pause per rifocillarsi intorno alle nove e a mez-
zogiorno. Nonostante l’enorme fatica fisica che comportava questo lavoro, per la più
parte svolto in condizioni climatiche proibitive (sotto un sole cocente e, spesso, men-
tre spirava il fastidioso vento di scirocco), i salinari usavano cantare mentre traspor-
tavano le pesanti ceste di sale (oltre venti chili di peso). La funzione di questi canti
era anzitutto quella di misurare le “salme” (sarmi) di sale raccolto. Ogni sarma (circa
450 kg) conteneva ventiquattro ceste e per la conta si impiegava una asticella di legno