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X. 9. La musica di tradizione orale 231
U Bbammineddu nta la naca ciancìa
e ll’àncilu Gabrieli lu nnacava.
Tri ppalureddi santi cci diciva:
«Dormi fìgliu, ss’amatu ddi Maria».
E lli pasturi ggià l’âmm’adurari, oh… oh!
Oh!………………………oh!
San Giuseppe si festeggia [→ 8.5.2.]ancora oggi in molti centri della Sicilia con
novene, azioni drammatiche, processioni, altari e banchetti votivi, grandi falò allestiti
per le strade e nelle piazze (cfr. Giallombardo 2006). Queste pratiche devozionali
sono costantemente caratterizzate da un ampio repertorio poetico-musicale e sonoro:
rosari e canti dialettali eseguiti dai fedeli in chiesa o in casa presso altari riccamente
addobbati, testi declamati o cantati per rievocare le vicende del Santo, acclamazioni
e invocazioni gridate nelle processioni o attorno ai falò, ritmi di tamburo che annun-
ciano l’imminenza dei riti e ne cadenzano le sequenze, musiche bandistiche che ac-
compagnano i cortei processionali (cfr. Bonanzinga 2001, cd.1996a: traccia 12,
cd.1996b: tracce 9-10). Il giorno della festa in diverse località della Sicilia occidentale
– quali a esempio Alcamo, Balestrate, Castelvetrano, Mezzojuso e Salemi – si svol-
gono azioni drammatiche culminanti in sontuosi pranzi offerti ad adulti e/o bambini
(in passato scelti tra i poveri e gli orfani) che per l’occasione assumono il ruolo di
personaggi sacri (Gesù, Maria e Giuseppe, gli Apostoli, i Virgineddi ecc.), con esten-
sione dell’offerta a quanti presenziano al rito (parenti, amici o visitatori occasionali).
In alcuni paesi questi banchetti sono preceduti da azioni drammatiche che simu-
lano le peripezie della Sacra Fami-
glia alla ricerca di vitto e alloggio
attraverso svariate modalità perfor-
mative: declamazione, canto, pre-
senza o meno di accompagnamenti
musicali (realizzati dal solo tam-
buro, da orchestrine estemporanee
oppure da complessi bandistici). A
Baucina (PA) tutti questi elementi
si fondono nella rappresentazione
Fig. X.65. Licata 2011. Pastorale di Natale con zam- della Tuppuliata, denominazione
pogna “a paro” [foto di Pietro Motisi] derivata dall’atto del bussare (tup-