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Introduzione                                                                9

           antichi di trasformazione del pescato. Tra i quali, uno stabilimento sulla costa nei pressi
           di Pachino (SR) conserva intagliati nella roccia litorale allestimenti mirati non solo alla
           salagione, ma anche alla pesca: un caso, sinora unico, di tonnara fissa, che innalza all’età
           antica l’apparato standard del metodo. La tonnara di Pachino, oltre che come monumen-
           to in sé, offre – in quel naturale processo di mutuo travaso di informazioni fra dati arche-
           ologici e fonti scritte – nuovi elementi per l’interpretazione di alcuni altrimenti oscuri
           passi della letteratura alieutica, che in tal modo divengono, grazie anche al fisiologico
           tradizionalismo della pesca, proficuamente raffrontabili con le informazioni rintraccia-
           bili nell’etnografia della  tonnara moderna; si genera in tal modo un circolo virtuoso, un
           po’ complesso da esprimere ma scientificamente efficace.
             Il Lettore osserverà infatti agevolmente come questo scambievole flusso di informa-
           zioni delinei un quadro coerente, in cui il sistema antico di pesca è continuato nel mondo
           bizantino; mentre in Occidente è stato assimilato dal mondo arabo, che forse lo praticava
           già come parte di una koinè, oppure è entrato in contatto con esso proprio grazie alla
           sua espansione territoriale. Gli Arabi lo hanno recepito, ne hanno riscritto il vocabolario
           e l’hanno radicato nelle culture mediterranee proiettandolo così verso l’età moderna.
           Questo processo rende il mondo d’oggi debitore verso quella cultura non affatto per l’in-
           venzione di un sistema nuovo, ma per la conservazione di un sistema antico. Alla ricerca
           contemporanea il compito di indagarne e riconoscerne la vera origine.

             A questo proposito, va precisato il metodo che si è seguito nel distinguere tra gli im-
           pianti antichi quelli votati specificamente alla pesca dei tonnidi. Il numero di stabilimenti
           antichi di salagione e trasformazione del pescato è davvero molto elevato; così come
           molto ampia è la loro distribuzione. Si è però rifiutata l’accettazione acritica dell’even-
           tualità che tutti indistintamente avessero nel loro ‘menu’ i tonnidi; operazione delicata,
           poiché in alcuni distretti le attività erano incentrate sia sui tonnidi che sugli scombri,
           specie di taglia più piccola che richiedevano strategie alieutiche specifiche, alle quali si
           accennerà ma che sono sostanzialmente escluse dal tema del libro. Per mantenere l’at-
           tenzione sui tonnidi, si è applicato un metodo fortemente restrittivo, evitando di trarre
           conclusioni da dati e suggerimenti relativi alla pesca in generale e ammettendo invece
           nel novero solo quelle località e quegli allestimenti per i quali almeno una fonte forni-
           sca un dato oggettivo o una testimonianza specificamente riferita al tonno. Ad esempio,
           se una citazione letteraria ricorda una città per la pesca ai tonnidi, si può assumere che
           almeno una buona parte dei suoi impianti di salagione fosse mirata a queste specie;
           analoga ammissione si è operata laddove gli impianti di salagione conservavano resti
           ossei di tonnidi; o per quelle località dalle quali provengono attestazioni epigrafiche
           di conserve sicuramente attribuibili; ovvero riconoscibili indizi archeologici di sistemi
           fissi di pesca al tonno. Questo procedimento è stato condotto accettando il rischio, anzi,
           nella consapevolezza, che un numero imprecisato di impianti di lavorazione, e dunque di
           comunità dedite al tonno, ne sarebbero stati esclusi. Conseguentemente, non ci si è nem-
           meno spinti a formulare letture o ipotesi quantitative in termini di produzioni, traffici o
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