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svolge un ruolo trofico trascurabile sia attraverso la componente detritale che
fotosintetizzante.

   I dati di letteratura (Peterson et al., 1986; Sullivan & Moncreiff, 1990)
suggeriscono che l’importanza della materia organica vascolare ed algale
nelle reti trofiche costiere varia ampiamente in funzione di fattori intrinseci,
quali la digeribilità e la morfologia dei tessuti dei vegetali, ed estrinseci, quali
la produttività e le forzanti fisiche dell’ambiente. Generalmente, la materia
organica di origine algale è maggiormente appetibile e viene incanalata con
più facilità nelle reti trofiche ed è questo il motivo per cui le alghe, anche se
spesso meno importanti in termini di abbondanza e copertura, apportano un
maggiore contributo alla produttività secondaria (Mann, 1988; Keller et al.,
1990). Le condizioni morfologiche ed idrologiche ambientali, inoltre, hanno
un ruolo determinante per la produzione, l’accumulo e l’utilizzo della materia
organica vegetale (Deegan & Garritt, 1997). Generalmente aree
caratterizzate da condizioni di basso idrodinamismo favoriscono lo sviluppo e
l’intrappolamento del materiale algale ed una rete trofica maggiormente
dipendente da autotrofi algali (Weisberg & Lotrich, 1982; Rozas et al., 1988).

   L’elaborazione dei dati attraverso tecniche statistiche uni- e multi-variate
ha messo in luce la presenza di marcate differenze spaziali nei valori di δ13C
ed in minor misura di δ15N. Tali differenze come evidenziato dai test SNK
non seguono un pattern comune a tutte le specie indagate, pertanto esse
sembrano imputabili alla naturale variabilità che caratterizza la composizione
isotopica in carbonio ed azoto e, quindi, le strategie alimentari delle specie
ittiche e non ad un effetto scaturito dalle attività di protezione cui sono
sottoposte le varie aree. Questo risultato suggerisce che una specie ittica in
un’area può avere abitudini alimentari diverse da quelle della stessa specie
in un’altra area. Dal momento che anche Jennings et al. (1997) hanno
riportato differenze significative nelle strategie alimentari adottate da alcune
specie ittiche in aree distanti soltanto alcuni chilometri, e Thomas & Cahoon
(1993) hanno osservato analoghe differenze tra aree separate alcune decine
di chilometri, se ne deduce che la plasticità e l’adattabilità trofica sono
caratteristiche comuni a molte specie ittiche in molte aree.

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