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RELAZIONE FINALE DEL PROGETTO DI RICERCA “ GLI EFFETTI DELLA PROTEZIONE SULL’ARAGOSTA COMUNE
                (PALINURUS ELEPHAS FABRICIUS, 1787) NELLA RISERVA MARINA DELLE ISOLE EGADI”

    Il tentativo di reintrodurre, presso la marineria di Marettimo, attrezzi molto selettivi
(nasse), che consentono di rigettare in mare gli individui sotto taglia senza provocare
danni, che producono un by-catch assolutamente trascurabile e che hanno un impatto
minimo sulle comunità bentoniche (Groeneveld, 2000; Eno, et al. 2001) appare, al
momento, di difficile attuazione. La bassissima densità della popolazione di aragosta in
mare rende l‟utilizzo delle nasse poco produttivo e scarsamente redditizio. Secondo
Jernakoff & Phillips (1998) “l‟area effettiva di pesca” di una nassa può essere
idealmente assimilata ad un cerchio con raggio di circa 75 – 100 metri; di conseguenza,
soprattutto per gli animali adulti che mostrano un comportamento individualista e non
gregario come i giovani, la densità della popolazione in mare diviene un fattore
primario per determinare l‟efficienza ed il potere di cattura delle nasse.

    A differenza della AMP delle isole Columbretes, l‟istituzione della AMP delle
Egadi a tutt‟oggi non ha determinato gli effetti sperati (almeno per quanto concerne P.
elephas) sul “recovering” dello stock e su un eventuale “spill over” di individui dalla
zona di protezione integrale verso zone caratterizzate da un minor grado di protezione.

    A dispetto della sua presunta protezione integrale, infatti, la zona "A" della AMP
delle Egadi che si estende sul versante di ponente dell'isola di Marettimo tra Cala
Bianca e Punta Libeccio (Fig. 3), ha mostrato, almeno durante il periodo della presente
indagine, evidenti lacune nella sua gestione, nei meccanismi di controllo e nelle
procedure di repressione.

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