Page 5 - pescatori_Marettimo
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da  formare  un  cerchio  galleggiante.  Si  mantiene  a  galla  e  cattura  le  aguglie  che
         non  tendono  mai  ad  andare  a  fondo.
              Il  rizzagghiu  (giacchio,  rete  tonda)  è  una  rete  che  si  lancia  aperta  sulla  su-
         perficie  del  mare  e,  andando  a  fondo,  si  ch:ude  e  cattura  il  pesce.  È  infatti  detta
         ammazza  pisci  a  tradimentu  ed,  a  tale  proposito,  si  racconta  questa  storia:
             « Mentri  ca  i  pisci  discurrianu  un  saracu  ci  dicia:  'Figghiu  meu,  quannu
         vidi  l'amu  non  ci  ai  a  manciari  pirchì  c'è  l'amu  e  arresti  'ncucciatu  e  ti  pigghianu '.
         Mentri  ca  parlava  cussì  e  ci  facia  chisti  istruzioni  vinni  unu  eu  u  rizzagghiu,  cd
        accuddau  un  corpu  di  rizzagghiu  e  arristau  sutta  puru  iddu.  'Papà!'  'Eh,  figghiu
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         meu,  chistu  corpu  di  rizzagghiu  fu.  Tronu  di  l'aria!  '  » ( ).
             Tra  gli  attrezzi  tuttora  in  uso  vi  è  il con so  ( = pallmgaru ),  arnese  pescherec-
         cio  formato  da  un  filo  robusto  di  nylon  ( rumaneddu)  lungo  parecchie  migliaia  di
         metri  al  quale  di  tratto  in  tratto  è  legato  un  pezzo  di  lenza  (razzolo)  lungo  circa
        un  metro  che  termina  con  un  amo  al  quale  è  attaccata  l'esca.  L~ cannara  è  adatta
        per  i  cefali  { muletti),  è  un  attrezzo  formato  da  reti  lunghe  circa  2  metri  sostenute
         da  canne  della  medesima  lunghezza;  saltando  fuori  dall'acqua  i  cefali  vi  riman-
        gono  impigliati.
             Il  coppu  è  una  rete  a  forma  di  sacco  alla  quale  è  attaccato  un  lungo bastone,
        è  usato  solo  nella  pesca  azzurra  (ciancio/o).
             Non  ci  soffermiamo  sulle  nasse  e  sulle  lenze  ovunque  conosciute  e  usate;
        le  lenze  sono  armate  da  tre  a  cinque  ami  e  le  esche  più  diffuse  a  Marettimo  sono
        un  tipo  di  chiocciole  (comprate  a  Trapani)  e  pezzetti  di  calamari,  aguglie  e  triglie.


        c)  Tipi  di  pesca

             Alcuni  tipi  di  pesca,  quali  la  pesca  delle  spugne  e  quella  del  corallo,  che  era-
        no  tradizionalmente  rinomati  non  sono  oggi  più  praticati  per  l'impoverimento  o
        la  distruzione  dei  banchi.  Altri  tipi  di  pesca  sono,  in  genere,  propri  dei  dilettanti
        e  dei  turisti  quali  la  pesca  subacquea  (che  si  è  oggi  molto  diffusa)  e  la  pesca  con
        la  lenza  (a  canna  o  a  bolentino)  che  non  è  commercialmente  redditizia.
             La  piccola  pesca è,  oggi,  poco  praticata e  ad  essa  ci  si  dedica  prevalentemente
        negli  intervalli  lasciati  dalla  pesca  azzurra;  viene  comunemente  praticata  con  le
        reti  da  posta  (soprattutto  la  'm bardata)  e  con  la  traina.  La  'm bardata  viene  calata
        il  pomeriggio  o  la  mattina  presto,  un'ora  prima  del  sorgere  del  sole  o  al  tramonto.
        I  posti  più  indicati  sono  le  zone  circostanti  punta  Basano,  « u  Denti »,  « il  Ca-
        stello »,  « a  Sicca  »,  « Fora  la  Lanterna »,  a  Mugnone  e  a  Barranchi.
            Quando  si  va  a  « trainari »  (traina)  si  usano  per  esca  pezzi  di  aguglie  o  cala-
        mari  e  si  pescano  ricciole,  dentici,  cernie  ecc.  La  barca  cammina  a  lento  moto  e
        trascina  1-2  lenze  alle  cui  estremità  sono  situati  l'amo  con  l'esca  al  quale  abbocca
        il  pesce.  Per  la  pesca  delie  boghe  (opi)  si  usano  reti  simili  alla  tratta  ma  con  ma-


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