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RussoMo2nM0ioc0na4icRausso(CICOGNA et al., 1997). Tuttavia, la variabilità nelle dimensioni, la
topografia, la profondità, l’orientamento del substrato, la distanza
dell’apertura e la costituzione litologica delle grotte comportano una
ricchissima serie di varianti nei fattori chimico-fisici (luce, temperatura,
idrodinamismo, circolazione dei nutrienti) creando i presupposti per vari tipi
di popolamenti e zonazioni (SARÁ, 1974), che evidenziano l’importanza di
una loro salvaguardia. Secondo Cicogna et al., (2003) ogni grotta presenta un
popolamento a sé stante, caratteristico, per cui sarebbero tutte meritevoli di
tutela. Ognuna di esse, infatti, può presentare strutture geologiche
particolari, organismi caratteristici o popolamenti tipici. Attualmente però la
conoscenza delle grotte marine del Mediterraneo, sia superficiali sia
profonde, è ancora insufficiente. Il primo lavoro scientifico sulle grotte
marine d’Italia è stato pubblicato da un geografo tedesco (KYRLE, 1931) che
descrisse le grotte dell’Isola di Capri. I primi studi sulla biologia delle grotte
sommerse si devono, invece, alla scuola francese di Marsiglia (CORROY et
al., 1958; DRACH, 1948; LABOREL & VACELET, 1958; 1959; PÉRÉS &
PICARD, 1949; VASSEUR, 1964;) che condussero alla formalizzazione delle
biocenosi ivi presenti. Dagli anni ‘60 in poi cominciano così, numerosi studi
sulla biologia di questi ambienti di grotta, sul ruolo dell’idrodinamismo nella
distribuzione degli organismi, sulla sistematica, sui possibili processi di
speciazione. Generalmente, il popolamento delle grotte marine nel suo
complesso risulta molto originale (SARÁ, 1974) presentandosi spesso con
un’importante concentrazione di specie relitte (HARMELIN et al.,
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