Page 8 - tesi monica
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RussoMo2nM0ioc0na4icRausso(HARMELIN, 1980) e la presenza di numerose specie relitte di popolamenti
                          profondi (POULIQUEN, 1969; VACELET, 1967; ZIBROWIUS, 1971). Presso le
                          pareti più interne può risultare ridotta la circolazione idrologica anche a
                          causa dall’eventuale configurazione ascendente della grotta (sistema carsico)
                          (PASSELAIGUE & BOURDILLON, 1985). Alcuni studi (FICHEZ, 1989, 1990a,
                          b, c, 1991) hanno mostrato una certa concordanza tra zonazione e biomassa
                          degli organismi bentonici e la riduzione della quantità e qualità degli apporti
                          trofici che arrivano dall’esterno. L’originale particolarità biologica delle
                          grotte marine è, infatti, determinata da una situazione di oligotrofia molto
                          pronunciata e dalla distanza della zona fotica esterna, sorgente di
                          produzione primaria. I vegetali difficilmente penetrano nelle grotte e si
                          incontrano solo nei pressi dell'ingresso (PIGNATTI et al., 1968; FEOLI &
                          BRESSAN, 1972; CINELLI et al., 1977; MAZZELLA et al., 1979; SALGHETTI-
                          DRIOLI et al., 1985; GIACCONE & DRAGO, 1989; ALVISI et al., 1994). RIEDL
                          (1966) distinse gruppi diversi di alghe in relazione al loro grado di
                          penetrazione all’interno delle grotte marine. Le alghe fotofile sono totalmente
                          escluse dalle aree prossime all’ingresso, dove si possono però incontrare
                          diverse specie sciafile, quindi in grado di vivere in condizioni di luce
                          attenuata. In particolare, si rinvengono alghe rosse, appartenenti al vasto
                          genere Peyssonnelia ed alla famiglia delle corallinacee, caratteristiche per
                          essere più o meno fortemente calcificate e spesso incrostanti. È possibile
                          ritrovare anche alcune alghe verdi, come Flabellia petiolata, (Turra)
                          Nizamuddin (1987), Halimeda tuna, (Ellis & Solander) Lamouroux (1816), e

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