Page 10 - tesi monica
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RussoMo2nM0ioc0na4icRaussorare sono le forme erette. Gli cnidari delle grotte marine italiane
comprendono numerose specie appartenenti soprattutto agli idrozoi ed agli
antozoi. Gli antozoi più di frequente ritrovati nelle grotte marine sono i
madreporari o sclerattinie, con specie solitarie come Caryophyllia inornata
(Duncan 1878) e Leptopsammia pruvoti, Lacaze-Duthiers (1897), o coloniali, tra
cui Hoplangia durotrix, Gosse (1859), Madracis pharensis (Heller 1868) e
Polycyathus muellerae (Abel 1959). Molto comune nelle grotte del Tirreno
meridionale è Astroides calycularis (Pallas 1766) sebbene si ritrovi solo in
prossimità delle zone d’apertura (BENEDETTI-CECCHI et al., 1998;
BIANCHI et al., 1988; MORRI et al., 1994; PESSANI, 1982; 1994). Molte sono le
specie di molluschi rinvenuti, soprattutto gasteropodi di piccole dimensioni
(CANTONE et al., 1979; CATTANEO-VIETTI & RUSSO, 1987; DI
GERONIMO et al., 1993; IDATO et al., 1983; PALAZZI & VILLARI, 2000;
SEGRE, 1956; STARMÜHLNER, 1968). I molluschi bivalvi sono normalmente
scarsi; fa eccezione il dattero di mare Lithophaga lithophaga (Linné 1758), che
per la sua attitudine a perforare il calcare, è spesso abbondante nelle grotte di
origine carsica, formatisi in rocce calcaree. Tra i cefalopodi, Octopus vulgaris,
Cuvier (1797), è solo un visitatore occasionale delle grotte marine, dove forse
si spinge a cercare i crostacei decapodi di cui predilige nutrirsi (BIANCHI et
al., 1995). Nelle grotte marine italiane, i briozoi sono molto spesso tra gli
organismi dominanti per abbondanza e per numero di specie (BALDUZZI et
al., 1985; 1989; DI GERONIMO et al., 1993; TADDEI RUGGIERO et al., 1996).
Compaiono soprattutto con specie calcificate e con forme crostose o
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