Page 86 - tesi monica
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RussoMo2nM0ioc0na4icRaussoo Cystoseira per poi lasciare il passo a forme più aderenti al substrato come
Valonia e Peyssonnelia ed infine a forme crostose rosse come varie specie di
Corallinacee incrostanti calcaree o a varie forme di rodoficee incrostanti.
Questa sostituzione verso forme sempre più specializzate verso condizioni di
sciafilia deriva ovviamente dalla capacità di utilizzare la luce da parte dei
vari gruppi di alghe. Il crollo di parte della grotta come nel caso della Grotta
del Cammello (Sito3) determina una fonte di illuminazione addizionale che
incide pesantemente sulla disponibilità di luce generale all’interno della
cavità, permettendo quindi alle alghe di colonizzare le zone in cui la quantità
di luce risulta ancora sufficiente per la funzione fotosintetica (CICOGNA et
al., 1997). FALKEMBERG (1878) e FUNK (1927) hanno messo in evidenza la
rapidissima diminuzione delle alghe dall’imboccatura della grotta se si
procede verso il suo interno. Questo è in parte legato alla altrettanto drastica
diminuzione della luce ma anche, come è stato dimostrato nella Grotta del
Mago ad Ischia (CINELLI et al., 1977) dalla diminuzione del fattore
idrodinamico. Tuttavia, è quasi sempre la diminuzione netta della luce a
escludere la componente fitobentonica dal colonizzare l’intero sviluppo di
una grotta. Nelle altre due grotte la più abbondante è la componente
zoobentonica. In particolare, i poriferi risultano essere il gruppo faunistico
maggiormente rappresentativo, in tutte e tre le grotte e soprattutto nello
strato profondo rispetto al superficiale. Solitamente le spugne mostrano alti
valori di ricoprimento in determinati settori delle grotte ma i modelli
osservati da vari autori non risultano sempre coerenti tra loro. In alcune
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