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9.3 La lavorazione del tonno







                                La lavorazione dei tonni all’interno dell’ex Stabilimento Florio rappresen-
                                ta per Favignana gran parte dell’economia insulare, coinvolgendo quasi
                                tutta la comunità. Infatti, mentre gli uomini si occupavano della prima
                                fase del lavoro con la preparazione della tonnara e la partecipazione alla
                                mattanza e taglio del pesce, le donne e i bambini si occupavano della
                                lavorazione delle reti e della seconda fase del lavoro che prevedeva il trat-
                                tamento e l’inscatolamento del tonno.
                                La florida azienda infatti impiegava fino a 800 dipendenti per la lavorazio-
                                ne di oltre i 10.000 pesci annui. La paga offerta agli operai era costituita
                                da una quota fissa più una percentuale sul pescato.
                                Nello stabilimento i tonni venivano pesati, puliti, appesi dalla coda e di-
                                sposti in file simmetriche nella zona denominata “bosco”, una tettoia dal-
                                la struttura in ferro dove si favoriva la fuoriuscita di sangue; il termine
                                bosco è nato dall’immagine di centinaia di tonni così appesi.
                                Dopo la disposizione dei pesci in filari, gli operai proseguivano la “de-
                                capitazione” del pesce e la “sgugnatura”, ovvero l’operazione mediante il
                                quale il tonno viene svuotato delle sue interiora e privato delle uova che
                                venivano lavorate separatamente. Successivamente si procedeva con la
                                “ronchiatura” che consisteva nella fase di divisione del pesce in quarti:
                                due filetti dorsali, due ventresche e due mascolini. La carne quindi era ta-
                                gliata manualmente in differenti misure, a secondo i formati da produrre.
                                I tranci erano destinati a cottura e successivamente posti ad asciugatura
                                e raffreddamento. La fase finale era il trattamento e l’inscatolamento del
                                tonno (salamoia o sotto’olio).
                                Seguiva la pulizia e l’inscatolamento manuali dei pezzi di tonno . I pro-
                                                                                                7
                                dotti maggiormente realizzati erano tonno fresco, sott’olio e salatume. Gli
                                scarti di pesce potevano invece essere portati in casa dalle donne operai,
                                dal quale ci ricavavano ottimi piatti tipici. Inoltre, del tonno non si butta-
                                va via niente. Anche le parti non commestibili venivano riutilizzati: dalle
                                code si ricavavano scope, dalle spine spazzole per il fondo delle barche e
                                infine dalle ossa concimi per i terreni posti a coltura o olio impermeabi-
                                lizzante utile in edilizia per proteggere gli edifici dalla corrosione della
                                salsedine .
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