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el no ero pefico caso po iamo citare la "convivenza'
quegli a petti che paiono urili alla promozione di una nel ripetere ge rie parole, anno dopo anno, cercano la ca ione per ricono cer i e per entir i detentori di una d Ila fe ra patronale di an Viro (15 giugno) con il Cous
m diocre politica ruri rico-con umi rica. Una politica il certezza di un'appartenenza, le re e ragioni fondanti "tradizione'', di un farro unico importante, eh come
cui fine ultimo è la creazione di "ri erve indiane" dove dell' erci, e in ieme a qu ro, chiedono ri po re po i rive cale può e er offì rro ul mercato e divenire l' icona cous fast (fìne eccembre) a an Viro Lo apo, quella
d Ila fe ra patronale di an iovanni (24 giugno) con
arrori prezzolati dovrebbero trovar i a recitare la parre a problemi irre olubili nella pra i efficaci argini alle mediatica della omunirà: ma attenzione!, gli alcuni e
dei commo i fedeli degli opero i artigiani dei pii an ie e ai drammi del quotidiano. AJla forza iterativa gli altri ono a ai .pe o l~ t~ .e p r on : ome rile~a la agra del pesce (10-12 ago ro) a Pozzallo, e ancor più
ignifìcarivamente, perché volte in contemporanea
laborio i contadini, pe carori, pa tori e quant'altro, a della rruttur formale dei riti, alla radicata tendenza da Arino "in realtà eia cun 1nd1v1duo dec1d la propria iu eppe con la agra della
profitto del ruri ca di pa aggio felice di ' rupir i" di u i parte d lle ocietà a con ervare e tramandare quanto i forma di in erimento e il proprio grado di implicazio- quella della fì ra di an
eco turni "antichi" e " elvaggi". cl.imo tri di provata effica ia, all'inten o bi ogno di acro n , ma il 'pubblico' della fe ca - attori p ttarori - seppia a onnalucaca.
ecurori non empre on ap voli di raie "condanna nell'ine auribile ricerca di en o alla propria e i renza, i daco canto dagli abitanti lo ali, quanto dai pendolari Ha lucidamente o ervaro imonicca: ' li eventi lo-
cali ervono come totem eh d fini ono la comunità la
allo r reoripo" ono Pro-Loco, Emi Locali, i rituzioni aggiunge dunque, oggi più di ieri la preci a volontà d Ile dai vi iratori in situ (que ti ultimi for rieri in mi ure
rappr emano al mondo terno. In ogni caso, le com u-
pubbliche e ociazioni privare. A offrire maggiormente ingole comunità di ricono cer i e affermar i arrrav r o la diver e) che po ono ' intonizzar ' la fì ta grazie ai mezzi nirà devono garantire che non tutti gli eventi divengano
di qu ci interventi ono le fe re religio e. e, al con- propria cultura. e è evidente quanto il enti mento di ap- di comunicazione" (1997: r7). emplari in ca! en o per
trario di altre pre ioni della cultura popolare ine o- parren nza ribadito annualmente nelle fì re contribui ca la precoce mediarizzazione turi rizzazion , che pure amazioni ruri riche e che la vira as ociara po a fruir
empre di un milieu non turi rizzato. olamence I' aie r-
rabilmente compar e, re rano d'altronde ancora viv a definir e o cenere il en o res o delJ no tr i renze, non ancora e i tata in de acralizzazione, i Misteri pa-
e pre emi. In efferci ri petto alle trasformazioni ociali il no tro "e ere nel mondo", alrr nanto chiaro che il quali di Trapani e gli altari di an iu eppe di alemi. nanza tra tempo dell'evento tempo ordinario permette
e culturali prodotte i nelle are di cultura tradizionale, proce o di impoverimento e omologazione delle fe re
I fe re religio hanno mo rraro una certa resi renza al può produrre forme inatte e di alienazione.
mutamento e anzi, in certi casi, hanno vi uro ripre
e amplificazioni. La ragion della permanenza di trar-
ti culturali, almeno apparentemente, arcaici potrebbe Vecchi e nuovi totem
e ere rinvenuta anche n I de iderio di confermare la
propria pecificirà comunitaria con e a il en o re o Accanto e in ieme alle fe re religio ' tradizionali", i
del proprio erci minacciato da rapide quanto trauma- moltiplicano tuttavia rievocazioni toriche e agre dei
tiche trasformazioni. La fì ra, in effetti, ri pondono o prodotti tipici e il totem durkeimiano, finalmente de-
meglio concinuano a ri pondere, a qu ta igenza com acralizzaro - con buona pac d i tradizionali ci e dei
tra l'altro prova inequivocabilmente il periodico ritorno neo-irrazionali ti-, embra in alcuni casi non er più
degli emigranti in occasione della ettimana ama e/o il anro prorettore, ma il genuino prodotto locai (il
della festa patronale. arrraver o le feste che i riproduce ficodindia, l'olio, la fincia, la caciotta, il cou cou il
e riafferma l'idencità, tanto individuale quanto collettiva, tonno, il pi racchio, ere.), i ri cop rti antichi, mestieri e
nella ideale ricapitolazione dei valori ociali e ideologici le tradizionali manifatture (il cioccolato, il dolce cipico, il
della propria cultura. Più ampiamente può dir i che prodotto res ile, la ceramica, ere.), ovvero la rievocazione
amaver o il di cor o e pliciraro dai imboli rituali che in co rume di momenti della roria locale, dal Palio dei
vengono rim e in di e ione, per re periodicamente ormanni alla io tra d i Ventimiglia.
riconfermare, le categorie amaver o le quali gli uomini In verità, più p o, ancichi e nuovi totem convivono
p rcepi cono la realtà, ricono cendo in a i fondamenti uno fianco all'altro e offrono oddi fazione a igenze di
che governano l'ordine naturale e ociale. grazie alla gruppi diver i o a diver e e igenze degli te i individui
pr enza del amo, r a annualmente vi i bile arrraver o (cfr. Apoliro 1993). La fe ca patronale che p r alcuni
l'iter pro ionale, che viene riconfermata la per i renza il luogo e il momento per entrare in diretto contatto
della comunità e ripropo ca la peculiare vi ione aerale del con la potenza del amo e per rivolgerli la upplica di
proprio territorio e del proprio calendario. li uomini, guarigion o oluzione di un problema, per altri è l'oc-