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2.1. L’insularità come elemento di svantaggio strutturale e come opportunità di

                 sviluppo sostenibile

          La condizione di insularità comporta  l’esistenza di severi svantaggi strutturali, che danno luogo a
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          situazioni di forte divario socioeconomico rispetto alla media delle regioni comunitarie . Accanto ai
          fondamentali aspetti di debolezza strutturale  —  che riguardano l’intero ventaglio delle reti e dei nodi
          infrastrutturali, oltre che i servizi (alla persona e al sistema produttivo, pubblici e privati) esistenti nelle
          isole — non vanno sottovalutate le difficoltà a un efficiente funzionamento del tessuto produttivo e delle
          imprese, gravate da differenziali di costo e di asimmetria informativa specificamente determinati dalla
          condizione di insularità.


          Pur con la loro specifica identità e personalità, le isole minori siciliane presentano caratteristiche
          omogenee, soprattutto nel modello di sviluppo e nei problemi che si trovano ad affrontare per conciliare
          crescita socioeconomica e salvaguardia ambientale. Ampiamente condivisi sono, in particolare, gli
          elementi di debolezza e distorsione (nell’economia, nella società, nell’assetto territoriale e urbano)
          associati al prevalere di modalità di consumo turistico di massa non regolate e non compatibili con la
          fragilità dei luoghi e la disponibilità di  servizi. Analogamente condivisa è la preoccupazione per la
          diffusione di possenti “detrattori ambientali”, che si manifestano attraverso la proliferazione di strutture
          edilizie inappropriate e la diffusione di aree di degrado del paesaggio e dell’ambiente.

          Questi detrattori ambientali – per altro - non sono solo e sempre ricollegabili all’abusivismo edilizio del
          privato –  che pure esiste e non è di poco conto tanto da richiedere dovunque piani di riqualificazione
          urbana  –  ma anche alle opere pubbliche  –  scuole, caserme, uffici postali, case popolari  -  promosse e
          realizzate in ordine a modelli progettuali omologati, calati dall’alto, senza tenere conto del contesto
          locale. Da questo punto di vista il PIT delle isole minori intende avere l’ambizione e anche la forza di
          chiudere definitivamente con questo modo di operare imponendo standard più coerenti che passano
          attraverso una maggiore consapevolezza sia delle Amministrazioni locali che delle Amministrazioni
          sovraterritoriali, siano esse pubbliche o private (Ministeri, Assessorati regionali e provinciali, Aziende
          autonome…).

          Tali svantaggi comportano anche difficoltà in ordine al capitale umano per la insufficiente propensione al
          lavoro imprenditoriale  e  per la incapacità di “sfruttare” adeguatamente le risorse umane del territorio
          secondo standard di gestione moderni. Ciò richiede, per chi delinea un modello di sviluppo per le isole,
          un supplemento di attenzione ai temi della formazione, della animazione territoriale, delle pari
          opportunità per  interpretare i processi di sviluppo e di modernizzazione e la domanda sociale anche
          inespressa presente nel territorio.

          Ma se dal punto di vista dello sviluppo economico e produttivo l’insularità si presenta come un handicap
          strutturale e permanente, da quello culturale e sociale l’“essere isola” comporta una forte
          caratterizzazione e un significativo senso di identificazione e conservazione del territorio, che può e deve
          diventare la base per uno sviluppo sostenibile alternativo rispetto ai modelli prevalenti, incentrato su una



          3      Ricordiamo che delle ventisei regioni insulari dell’UE, tutte eccetto una ricadono nell’Obiettivo 1. La “diversità” delle aree insulari
          è stata presa in considerazione anche nel Trattato di Amsterdam, all’interno del quale è stata operata un’integrazione all’art. 158 e aggiunto
          un allegato (numero 30) chiamato “Dichiarazione sulle regioni insulari” nel quale la Conferenza riconosce che le regioni insulari soffrono, a
          motivo della loro insularità, di svantaggi strutturali il cui perdurare ostacola lo sviluppo economico e sociale. Tutto ciò ha portato, a livello
          istituzionale ed europeo, a rivedere le politiche di sviluppo rivolte alle regioni insulari e a prevedere politiche di sviluppo a livello
          comunitario, nazionale e locale che tengano conto di queste peculiarità, con particolare riferimento a programmi che privilegino il settore dei
          trasporti, della formazione e dei settori trainanti dell’economia, tra i quali assume una particolare rilevanza il settore turistico.


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