Page 14 - Pirriaturi_FTorre
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pr«edentemente intaccata con una fila di appigli: i scann~#ri (scanndli). Dentro
le grotte ci si faceva luce con lante.rne a candela o eon a éital~na (lampada ad
acetilene).

      Le dimensioni iniziali di questi scavi non en~no in genere superiori ni m 3
di ampi=• per m 1,50 di altezza; poi, mao mano si procedeva verso l'i.nterno,
si falla un parmu ri scusciatu, ci~ ci si allargava di cm 25 per parte abbassando
anche il pavimento. Si poteva scendere in profonditi finché la pietra si prestava
o 6oo all'acqua e comunque fincM i culonni (pilastri che si risparmiavano per
sorreggere la volta), nonostante l'assouigliamento causato ru scusdatu, fossero in
grado di assolvere al loro compito. I cunicoli si prolungavano fin tanto che non
risultasse troppo faticoso portare fuori i cantuna. A ppileri si lavorava ca man.
nare#ra, do~ con uno strumento di dimensioni un po' ridotte (circa àdu rotuli
t mmnzu di peso, corrispondenti a 2 Kg circa; mentre a mannara ne pesava !ri
e mm~uu, pari a circa 3 Kg), in modo da essere più maoeggevole, visto che
l'attrezzO andava usato con il manico rivolto al suolo nell'eseguire i tagli verticali
ed, in piano, per quelli oriuontalì. Per conseguenza, i conci estratti con questo
sistema erano più piccoli, misurando cm 40 X 20 X 20.

      Per cominciare, l'operatore eseguiva (partendo dall'altezza massima e da sini·
stra a destra) tre tagli orizzontali chiamati: supra lelu, nft:au éelu e sutta
éelu, clistanti cm 40 l'uno dall'altro. Essi corrispondevano ~ longhi dell'altro tipo
di pirrtri e ddimitavano le prime due file eli conci che, dunque, venivano tagliati
a#(illa (con i lati lunghi perpendicolari al suolo). l trinchi, cbe a culu apertu
erano nel senso della latitudine, qui venivano praticate verticalmente, distanti trii
loro cm 20 e prendevano il nome di coni. Esse venivano ad incrociare perpen·

clicolarmente i tagli precedenti. La porzione di pietra ancora intatta rimanente

verso il basso, veniva in seguito tagliata in altro modo.
     La chiav•ta era, nella lavorazione a ppileri, il corrispondente dell'aperta chiavi

e consisteva nell'estraZione delle prime due file di conci appena tagliati. Anche

qui si procedeva da sinistr11 a destra. Tranne che per il primo cantuni, si asdp-

pava con l'ausilio del solo :uappuni, sempre facendo leva prima su un lato lungo
e poi su una tistata dd concio, prcventivamente fattu salari picchiandovi diretto·
mente sopra con l'occhiu dello s trumento (occhione). Estratto u primu solu (questa
parte superiore), dalla porzione inferiore di pietra aneora intatta si ricavavano tre
filicheri, sarebbe a dire tre file sovrapposte di conci da tagliare curcati (con il lato
lungo in orizzontale). Si procedeva perciò a fare una {!inca orizzontale, profonda
cm 20, a continuazione della nuova parete creata dai conci appena estratti. Quindi
si facevano i longhi, verticali, a distanza di cm 40 l'una dall'altra. I conci, in
ql!esto modo, restavano ta,glioti da dietro e dalle estremitA. Per ascippa/li, s.i do·
vevano aààÌfttari (praticare un accenno di scanalatura orizzontale, sul davanti.
20 cm più Jn basso, usando la lama ru :uappuni), poi fari satari colpendoli con
l'occhiu ru v:appuni, in6oe si potevano estrarre anche con le mani. Generalmente,
nell'ascippari, si operava su un cantuni per volta. Terminata una filichera, si pas·

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