Page 13 - Pirriaturi_FTorre
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 i.n&ammczzata da strati particolarmente ricchi di conchiglie. Su questi punù u

 pirrialuri uuva una mannara gjl vari~ volte: riparata, che non av~ timore di
 rovinare: la cosiddetta mannara i n~rt1a. Di frequente, alcune di queste porzioni
 di pietra non venivano pi\l tagliate per evitare inutile spr«o di energia, creando
i eosl come dei pilastri detti culonni. Dopo ascippati e sballuti, i cantuno venivano
 acchianati (portati fuori dalla cavo) e disposti ordinatamente (appilati) su spiazzi
 dove potessero fermarsi i carri destinati al loro trasporto.

       Ai tempi in cui ogni pirriaturi lavorava da solo c i pirrtri erano di modeste
 dimensioni, egli, ogni tanto, sospendeva le attività estrattive per portar su
 nco;~ru o mmraua (in spalla o abbracciandoli) i cantuna falli (estratti). Vi fu
 un periodo in cui i principala impiegavano per tale lavoro i cunnannati o i cuatti
 (detenuti o soggiornanti obbligati sotto sorveglianza) ai quali davano una paga
 irrisoria). Per salire e scendere nella pi"ero, una sorta di scaletta veniva creata
 in un angolo di essa, lasciando per ogni strato qualche concio non ascippatu in
 successione. In seguito, la risalira dei conci dalle cave venne facilitata per l'intro-
 duzione nell'uso comune del manRonetft;iru : esso era una sorta di montacariclù.
 Un primo tipo era costituito da un cilindro di legno le cui estremità poggiavano,
 per m=o di un perno di ferro, su due pilastri di conci di tufo a secco (posti),
 sospendendolo, di rraverso, su un angolo della pirrera. Presso una estremità del
 cilindro vi erano inJissi due bracci di legno incrociati (stampanet;lt;lril ad uno dei
 quali era legata una cotda con in cima un uncino (corcu) per imbracare i conci.
  U pirriaturi, tirando a ~ i bracci uno per volta, faceva girare su se stesso u
 mangantdt;lru, attorno al quale si avvolgeva la corda, issando un cantuni. Pare
 che questo tipo di macchina sia stata importata dalle cave marsalesi. Quando le

 profondità raggiunte nelle cave aumentarono (i colati si /Uiru cchiu ffunnuti), si

  ricorse o mongonet;lt;lri forniti di uno ruota di ferro provvisto di maniglia, io luogo
  dei bracci a croce (mangan~#rl a rrota). Di solito era u picciullet;lt;lru chi ncuc·

 ciava i (IJnlunJJ r'abbeisciu (imbrotllva i conci da giù), mentre u pirriaturi mano-
 vravo l'attrezzo di supra l'orru ra pirrera (stando sul ciglio deUa cava).

 Lavorazione a ppileri

        Per quel che concerne le cave a ppileri, esse potevano essere aperte a partire
 da pareti naturali, o da quelle di una cava o ccelu opertu. A volte, prevedendo
 cbe sotto un vasto e consistente strato roccioso si sarebbe rrovata pe!r• bbona
 ( tufo di buona qualita), pe.r evirare dispendi inutili, si faceva un puuu lumi,
 cl~ un piccolo SC1!vo a cc.lu apertu per creare le pareti tda intaccare a ppileri.
 U puuu lumi poi veniva usato per piazzarvi sopra u mang~_,ru con cui issare

 i conci. Si poteva procedere oll'ingrottamento di.rettamente · livello del suolo

 o rialzandosi da esso per mezzo di ponteggi approntati con auluna (tavole pes
  l'edilizia), e cantuna, ovvero partendo da un ptri o priparatu. Questo era un
  pianerottolo lasciato apposta durante lo scavo di una pirrtra a culu apertu, al
  quale si accedeva, partendo da.! fondo di essa, arrampicandosi lungo la parete

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