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I nomi dei venti in Sicilia
Alia, 319 Siculiana, 621 Frazzanò, 685 Nizza di Sicilia) tromba marina. 2. (110 Marsala,
751 Grammichele) tromba d’aria. 3. (421 Gela) vento fortissimo. 4. (751 Grammichele)
mulinello di vento. 5. (329 Casteltermini, 401 Caltanissetta, 414 Santa Caterina Villar-
mosa) violento temporale. 6. (690 Lìmina) uragano. 7. (909 Mòdica) bufera, tempesta. 8.
(118 Gibellina, 259 Alia) tempesta. 9. (304 Menfi) acquazzone. 10. (690 Lìmina) violento
acquazzone. càrinu ḍḍ. piove a dirotto. 11. (719 Biancavilla) corso d’acqua in piena. 12. (328
San Giovanni Gèmini) rumore di torrente in piena.
Sulla rilevanza etnosemantica del tipo ḍḍṛaunara si è recentemente soffermato
Alfio Lanaia notando che «in diverse parti della Sicilia i nomi ḍḍaunara, ḍḍṛaunara,
ṭṛaunara, ṭṛavunara, ḍḍṛaunera e ṭṛaunera, tutti derivati dal grecismo lat. dracone(m) ‘ser-
pente, drago’, indicano alcuni fenomeni pericolosi e paurosi della natura, come il ci-
clone, l’uragano, la tromba marina, la tempesta, la tromba d’aria, il mulinello di vento,
il corso d’acqua in piena, un forte acquazzone ecc., fino a indicare, in alcuni centri del
Messinese, una voragine, una profonda spaccatura nel terreno. Direttamente da dra-
co deriva ṭṛa(v)u nelle locuzioni ṭṛau d’acqua, che designa la pioggia improvvisa, vio-
lenta e di brevissima durata, ṭṛavu di focu, lett. ‘drago di fuoco’, che indica la meteora
e, come spiega il Pasqualino, confondendo ṭṛavu ‘drago’ con l’omonimo ṭṛavu ‘trave’,
‘fenomeno dell’aria a guisa di trave’. Anche una parte del ‘drago’ può designare gli
stessi fenomeni, come, ad esempio, cuda di ṭṛavu o cuda ḍḍṛaunara, lett. ‘coda di drago’»
(Lanaia 2013) 6. Si aggiunga che dalle inchieste marinare ALS è emerso che la forma
ṭṛaunara è usata a Sant’Agata di Militello per esprimere il colpo di vento improvviso
durante un temporale, in alternativa alla locuzione italiana ṭṛummi marini. Così ṭṛaunara
è qui geosinonimo di mazzamareḍḍu (v. sopra) e inoltre si caratterizza anch’esso per
l’ulteriore significato di ‘incubo’. In effetti, sotto la voce ḍḍṛaunara VS riporta alcu-
ne locuzioni, come cura ḍḍṛaunara, cura ri ḍḍṛaunara, cura di ḍḍṛaunera, col significato
anch’esse di ‘tromba marina’ 7, significato che interessa anche le forme cuda, cura di
ḍḍṛau, cuda di ḍḍṛaguni. Ora, interpretando la forma curaḍḍau come composto univer-
bato di cura + ḍḍṛau (con ḍḍau variante di ḍḍṛau, in analogia alle varianti ḍḍaunara/
ḍḍṛaunara) VS riconduce alla stessa famiglia lessicale quelle forme (registrate in vari
punti siciliani) che presentano il significato di ‘lupo mannaro’ e ‘mostro immaginario
con cui si impauriscono i bambini’, cfr.
curadḍ ạ u (243 Villafrati, 422 Niscemi, 608 Mistretta) lupo mannaro, mostro favoloso con
cui si fa paura ai bambini. 2. (670 Torregrotta) lupo mannaro. 3. (660 Castroreale) mostro
immaginario con cui si impauriscono i bambini, anche vècchiu ḍḍṛau 8 (621 Frazzanò).
Sarebbe interessante comprendere se qui si tratti dello stesso |lupo| che compare
nella locuzione, raccolta a Scoglitti, vientu dei lupi per ‘vento a raffiche’, un’espressione
6 Sulla rilevanza del tipo ‹drago› come nome nel quale trovano motivazione molti fenomeni atmosferici
dell’area linguistica europea, si veda Alinei (2009)
7 Cfr. sopra, Lanaia (2013).
8 Sui tipi lessicali parentelari come nomi motivanti dei meteoronimi, si veda Alinei (1984).
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