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ancora capaci di una grande forza attrattiva per la suggestione delle loro architetture e
la memoria della storia e la cultura che conservano. In tutta Italia sono solo sei quelle
autorizzate, ma solo la metà sono attive (secondo il Wwf), tutte in Sardegna. Il tonno
che si trova un po’ ovunque, a Favgnana, non è certamente pescato locale.
Le quote pesca
Negli ultimi decenni del secolo scorso tutto è cambiato, con l’arrivo delle navi
giapponesi allo stretto di Gibilterra (il tonno rosso del Mediterraneo è molto più
pregiato del pinna gialla oceanico), la diffusione di sistemi di pesca industriali, il
conseguente rischio di estinzione e le quote pesca definite dall’Unione Europea. Una
procedura che ha portato a un progressivo ripopolamento dei nostri mari, tanto che i
limiti sono stati rialzati suscitando decise polemiche da parte delle associazioni
ambientalistiche, Wwf in testa. Di che cifre parliamo? 23mila tonnellate nel 2017,
dalle 60mila di 10 anni prima, con una riduzione vertiginosa immediatamente dopo
l’allarme e un successivo incremento di circa il 20% ogni anno.
Il limite deciso dalla Commissione internazionale per la conservazione dei
tonnidi dell’Atlantico (ICCAT) per il 2018 è di 28mila tonnellate; cifra che il Wwf
indicava come tetto massimo per il 2020, quando invece si assesterà probabilmente