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ambientale e alla possibile ripresa dell’attività estrattiva. I siti estrattivi inattivi spesso sono stati                                                      CAPITOLO 1
abbandonati in condizioni di scarsa sicurezza in particolare per quanto riguarda la stabilità dei
fronti di cava e delle discariche. Gli interventi di rimodellamento del profilo del fronte di cava e la
sola bonifica delle discariche potrebbero, in molti casi, portare al duplice risultato del recupero
ambientale e della produzione di materiale utile per interventi edilizi mirati. Nelle ipotesi di
riapertura della cava è prevista la definizione di specifici protocolli finalizzati ad affrontare i
connessi problemi: un sito storico di cava, indipendentemente dalla necessità di
approvvigionamento di materiali per il restauro, è una testimonianza dell’attività produttiva del
passato e rappresenta pertanto un patrimonio da proteggere.
Lo Schema di piano finalizzato alla redazione del Piano Regionale dei Materiali da Cava e dei
Materiali Lapidei di Pregio della Regione Sicilia, successivamente recepito integralmente dallo
strumento di pianificazione vigente (PRAE, 2010), contiene uno studio di dettaglio e la
caratterizzazione delle aree estrattive. Il Piano è redatto con il duplice obiettivo di effettuare una
ricognizione dei materiali utilizzati storicamente nelle principali città siciliane, in particolare
durante il periodo Rinascimentale e Barocco, e di inquadrare le principali aree, definite “aree di
primo livello”, da cui si estrae il materiale di pregio. I marmi storici analizzati vengono descritti
ricostruendone la provenienza e i relativi impieghi. Viene dato particolare risalto ai materiali che
oltre all’impiego storico vengono usualmente adoperati nelle opere di restauro in occasione
della sostituzione di elementi particolarmente degradati.
Le linee guida della Regione Lazio, rivolte alla redazione dei Piani delle attività estrattive di
livello provinciale (PAE), contengono tra i vari argomenti “l’individuazione delle risorse lapidee
da sottoporre a tutela ai fini del loro utilizzo nel restauro di beni archeologici e architettonici”. Le
linee guida prevedono infatti che la Provincia lavori in collaborazione con il competente
Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC), al fine di individuare i siti di coltivazione di
rocce ornamentali da sottoporre a tutela ai fini del loro utilizzo nel restauro e manutenzione di
beni archeologici e architettonici. I volumi da riservare a tali interventi sono stimati dalla
Provincia d’intesa con il MIBAC e la Regione. La coltivazione del materiale è subordinata
all’autorizzazione delle Soprintendenze in relazione alla reale necessità del materiale ai fini del
restauro. Ai PAE di livello provinciale compete inoltre l’individuazione dei siti di cava ritenuti
meritevoli di essere tutelati indipendentemente dal fatto che il sito sia attivo o dismesso.
Il Piano della Regione Umbria (PRAE, 2005) prevede la valorizzazione dei materiali di cava
ornamentali e monumentali e la destinazione in via esclusiva di alcuni giacimenti alla
produzione di pietre ornamentali. La Regione inoltre promuove lo studio dei materiali utilizzati
negli edifici storici e monumentali anche al fine di individuare e tutelare i giacimenti di cava di
provenienza.
I Piani delle attività estrattive affrontano il tema delle cave storiche principalmente sotto l’aspetto
produttivo senza tuttavia trascurare quello culturale e ambientale, anche in relazione alla
possibile valorizzazione, suggerendo in alcuni casi le eventuali destinazioni finali. L’aspetto
produttivo nasce dall’esigenza di reperire i materiali per gli interventi di restauro privilegiando i

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