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CAPITOLO 1

materiale. Lo studio dei materiali nasce sia dalla volontà di riconoscere il legame tra le cave
storiche e il costruito, pensiamo al notevole interesse per quanto concerne la circolazione dei
materiali durante il periodo romano14, sia dall’esigenza di operare sul patrimonio edilizio storico
tramite l’utilizzo degli stessi materiali messi in opera negli edifici.
Per il restauro dei centri storici se da un lato è necessario evitare la realizzazione di falsi è
tuttavia auspicabile favorire il mantenimento del materiale originario quale la pietra (Fornaro et
al., 1998).
Numerosi sono gli studi relativi ai materiali utilizzati nel patrimonio architettonico e
all’individuazione dei siti di prelievo; a titolo puramente esemplificativo si citano: il lavoro curato
da Rino Sartori15 (2002) che ha individuato le pietre e i marmi nella città di Firenze e il lavoro
svolto da Bernardino Sperandio16 (2004) che invece ha operato una ricerca a scala regionale
individuando e studiando i materiali utilizzati nell’edificato storico presente nella Regione
Umbria. I Piani delle attività estrattive contengono con sempre maggiore attenzione studi riferiti
ai materiali storici e ai relativi siti di prelievo finalizzati a soddisfare il fabbisogno di materiale
lapideo per uso locale.
L’importanza di conoscere gli antichi siti di estrazione risulta utile anche in occasione di eventi
catastrofici che coinvolgono il patrimonio storico costruito (eventi calamitosi, incendi, crolli, etc.).
Un caso significativo in questo senso è rappresentato dagli interventi di restauro che si sono
resi necessari nella seicentesca Cappella della Santa Sindone (Torino) gravemente
danneggiata nel 1997 da un incendio; l’intrapresa soluzione di recuperare la cappella
utilizzando lo stesso marmo scelto dal Guarini ha necessitato che si andassero a riscoprire le
antiche cave dalle quali era stato estratto il materiale per la realizzazione dell’opera (Badino e
Zavaglia, 2006).
Nei secoli passati quando il trasporto dei materiali era molto più difficile ogni regione geografica
era caratterizzata da un suo peculiare materiale da costruzione (Gisotti, 2007).
In Sardegna la geologia regionale è desumibile dai materiali impiegati per la costruzione dei
centri di primo impianto: il granito nella Gallura, il basalto nel Montiferru, il calcare nella città di
Cagliari per citare alcuni esempi rappresentativi; tale consuetudine si interruppe con la
diffusione di altri materiali quali il cemento armato e con l’utilizzo delle moderne tecniche
costruttive. Esiste uno scorcio nella città di Cagliari dove è possibile ammirare il Castello di San
Michele posto sulla sommità del colle omonimo, costruito con la “pietra forte” prelevata dalle
antiche cave locali e ai piedi del colle un fronte di scavo, testimonianza delle estrazioni più
recenti, che scopre il sottosuolo e mette in luce le stesse caratteristiche geologiche del
materiale posto in opera nel manufatto edilizio.

14 Per quanto concerne lo studio dei materiali utilizzati in antichità risulta doveroso ricordare il lavoro svolto a partire dal 1988 da
ASMOSIA (Association for the Study of Marble and Other Stones In Antiquity) e dai ricercatori che vi afferiscono; l’associazione ha
contribuito in modo significativo alla ricerca scientifica implementando, nel corso degli ultimi due decenni, il numero dei materiali
caratterizzati proponendo inoltre innovative metodologie di indagine.
Le informazioni relative ad ASMOSIA sono disponibili su internet all’indirizzo: http://www.asmosia.org/; [ultimo accesso: dicembre 2010].
15 Sartori R. (2002), Pietre e marmi di Firenze. Notizie storiche, antiche cave, genesi e presenza nei monumenti, Alinea Editrice, Firenze.
16 Sperandio B. (2004), Delle pietre dell'Umbria da costruzione e ornamentali, Quattroemme Editore, Perugia.

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