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gestione e il monitoraggio del settore, indispensabili supporti per le scelte pianificatorie e per la                                                           CAPITOLO 2
valutazione degli effetti di queste ultime. In particolare risulta importante segnalare la frequente
costruzione e implementazione dei Sistemi Informativi Territoriali (SIT) dedicati al settore
estrattivo. La creazione di SIT specifici per il settore estrattivo consente di costruire un quadro
conoscitivo capace di organizzare le informazioni che spesso risultano disomogenee e
disaggregate. Tali strumenti consentono di monitorare le superfici interessate da cave attive,
inattive e riqualificate e i quantitativi di materiale estratto. Tale ultimo dato risulta sostanziale al
fine di garantire il corretto soddisfacimento del fabbisogno locale di materiale stimato in sede di
pianificazione, in relazione alla disponibilità dei giacimenti. In molti casi si riserva una particolare
attenzione alla presenza di cave dismesse e non recuperate prevedendo specifici studi volti a
quantificare e analizzare, anche da un punto di vista qualitativo, le aree di cave abbandonate.
La Regione Puglia nell’ambito del Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE, 2010)
prevede specifiche disposizioni per quanto riguarda il recupero ambientale e paesaggistico
delle aree di cava dismesse, contiene inoltre le norme tecniche per la progettazione, la
coltivazione e il recupero delle aree di cava. Il PRAE prevede che le aree già compromesse
dalla pregressa attività di cava, puntualmente indicate all’interno dello strumento regionale,
siano sottoposte a pianificazione attuativa. La destinazione dei siti di cava dismessi deve essere
indicata all’interno del Piano particolareggiato. Il Regolamento, che costituisce parte integrante
delle Norme tecniche di attuazione del PRAE, al titolo dedicato al recupero delle cave, indica i
contenuti del piano di coltivazione che deve prevedere la destinazione finale dei luoghi a
coltivazione cessata. Tra le tipologie di recupero consentite si indicano: recupero ambientale;
ripristino; sistemazione ambientale; riuso (recupero naturalistico, recupero produttivo, recupero
urbanistico, recupero tecnico funzionale). Si precisa inoltre che i recuperi devono essere
compatibili con quanto previsto dalla pianificazione sovraordinata e dagli strumenti di
pianificazione locale. Nell’ambito delle politiche finalizzate ad incentivare il recupero delle
pregresse aree estrattive, si prevede la possibilità di riattivare i siti dismessi a condizione che
venga effettuato un recupero relativo all’intera area di cava, tale politica è supportata da
finanziamenti a favore dei titolari di autorizzazione alla coltivazione.
La proposta di Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia (PPTR, 2010) prevede
nell’ambito dei “Progetti integrati di paesaggio sperimentali” un progetto denominato “Bonifiche
ambientali, recupero aree degradate di cave dismesse della Provincia di Lecce”. Il fine è quello
di valutare costi benefici degli interventi di recupero, tra i siti selezionati si annoverano quelli a
prevalente vocazione turistica con l’intento di trasformare i paesaggi in nodi ecologici e di
sperimentare forme di fruizione tali da integrarli nella rete turistica della Provincia di Lecce. Il
PPTR prevede inoltre come strategica la valorizzazione dei paesaggi della pietra di Puglia,
comprendendo le cave ed i processi di lavorazione: percorsi della cultura materiale, museali ed
ecomuseali ad essa collegati.
La Regione Campania, tramite il Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE, 2006), ha
affrontato il problema relativo alle cave dismesse attivando politiche per il recupero. Nello

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