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CAPITOLO 2

Alcune Regioni al fine di indirizzare l’esercizio dell’attività di cava dispongono che lo strumento
di pianificazione contenga le linee guida per la coltivazione e le linee guida per il recupero dei
siti di cava o l’elaborazione di criteri per la destinazione finale delle aree13. Gli strumenti
normativi e pianificatori sono orientati alla promozione degli interventi di recupero delle aree
dismesse sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi.
Il livello di pianificazione adottato in prevalenza è quello regionale, in alcuni casi ai Piani e agli
strumenti di indirizzo regionale si affiancano quelli di livello provinciale; la Regione Emilia
Romagna in particolare abbina agli strumenti di pianificazione provinciale strumenti di
pianificazione delle attività estrattive di livello comunale.
Nonostante sia riconosciuta la necessità di dotarsi di strumenti di pianificazione si rilevano
Regioni e Province che non hanno uno strumento vigente, ancorché adottato o in fase di
redazione; in particolare si registrano difficoltà legate alla fase di approvazione definitiva degli
strumenti. La situazione che emerge dall’analisi del quadro nazionale evidenzia la presenza di
Regioni che risultano in forte ritardo rispetto alla regolamentazione e alla pianificazione della
attività di cava, un esempio in tal senso è rappresentato dalla Regione Calabria che si è dotata
di una disciplina sull’attività estrattiva nel 2009. Tali ritardi si registrano anche in territori dove
l’esercizio dell’attività di cava rappresenta una risorsa importante nell’economia locale.
La mancata pianificazione crea delle esternalità negative che sono da ricondursi: ad un prelievo
non razionale della risorsa mineraria in relazione alla mancata stima del fabbisogno locale di
materiale; alla mancanza di politiche per il riciclaggio del materiale proveniente da scarti di
lavorazione e demolizione finalizzate a soddisfare una parte del fabbisogno minerario; alla
mancata individuazione delle aree idonee e non idonee all’esercizio delle attività di cava, con
particolare riferimento a quelle dove risulta necessaria la cessazione delle attività in corso; alla
mancanza di politiche finalizzate ad integrare la valorizzazione delle risorse materiali con quelle
del paesaggio.
L’inadeguatezza o l’assenza della regolamentazione e della pianificazione dell’attività di cava
ha consentito il perdurare di situazioni di forte criticità legate sia all’esercizio della coltivazione in
aree incompatibili sia alla mancata attuazione degli interventi di recupero ambientale. Si rileva la
presenza di estese aree geografiche che presentano un numero elevato di cave dismesse e
non recuperate da ricondurre anche al verificarsi di situazioni dove l’attività di cava è esercitata
in modo abusivo. Gli interventi di recupero su tali contesti territoriali ricadono spesso sulle
amministrazioni locali, chiamate a governare situazioni di emergenza.
La costruzione e l’implementazione del quadro conoscitivo del settore estrattivo avviene tramite
la dotazione da parte delle amministrazioni competenti di strumenti evoluti necessari per la

13 Di particolare interesse risultano le previsioni contenute nei dispositivi normativi della Regione Campania (Legge regionale 13
dicembre 1985, n. 54 “Coltivazione di cave e torbiere” e ss.mm.ii.) e della Regione Emilia Romagna (Legge regionale 18 luglio 1991, 17
“Disciplina delle attività estrattive” e ss.mm.ii.) che prevedono che il Piano delle attività estrattive (rispettivamente di livello regionale e
provinciale) indichi: i criteri e le metodologie per la coltivazione e la ricomposizione ambientale delle cave nuove e per il recupero di
quelle dismesse e abbandonate; i criteri per le destinazioni finali delle cave a sistemazione avvenuta, privilegiando il restauro
naturalistico, gli usi pubblici e gli usi sociali.
Analogamente la Regione Calabria (Legge regionale 5 novembre 2009, n. 40 “Attività estrattiva nel territorio della Regione Calabria” e
ss.mm.ii.) prevede che il Piano individui “i criteri di intervento tecnico-progettuali di recupero funzionale, paesaggistico e ambientale del
territorio in corso ed a fine della lavorazione mineraria, nonché delle aree ex minerarie già abbandonate”.

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