Page 43 - Noemi_Meloni_PHDtesi
P. 43

Nelle ipotesi di siti dove l’attività si è conclusa il progetto, urbanistico e paesaggistico, agisce in                                                         CAPITOLO 2
una situazione consolidata: è possibile dunque definire un nuovo scenario in linea con le
aspettative della comunità insediata.
Nei casi di siti in attività risulta semplice il recupero ambientale pianificato per lotti successivi,
meno scontata risulta la definizione di nuovi usi. In particolare questa difficoltà è legata ai tempi
lunghi di coltivazione che non sempre consentono di definire a priori il destino di queste aree;
risulta possibile tuttavia determinarne la vocazione e il potenziale contributo in termini di assetto
del territorio.
Alcuni autori evidenziano come non sempre sia necessario individuare la destinazione finale del
sito prima dell’apertura dello stesso (Cajati, 2008) altri, invece, sostengono la necessità di
prevedere prima dell’inizio della coltivazione quale sarà la destinazione finale dell’area (Luciani,
2008). Tra le questioni aperte permane dunque quella della individuazione della fase in cui
operare tale decisione: prima dell’inizio della coltivazione o ad attività cessata. Potrebbe essere
importante conoscere a priori la destinazione finale del sito e programmare le azioni in tal
senso, tuttavia nel caso di coltivazioni che perdurano nel tempo risulta difficile ipotizzare
specifici riutilizzi (esempio: servizi generali, residenziali, turistici) in quanto, a coltivazione
cessata, alcune funzioni prescelte potrebbero non rispondere più a reali esigenze.
La riqualificazione d’uso delle aree estrattive inattive risulta auspicabile, tuttavia tale opportunità
non sempre si configura possibile; è necessario dunque che sussistano le condizioni affinché
possa essere attribuita all’area una nuova funzione e che le cave presentino una suscettività al
riutilizzo (Grancini, 1992).
Nelle ipotesi di interventi pubblici la limitata disponibilità di risorse finanziare condiziona la
realizzabilità degli interventi, limite che può essere superato in parte dalla capacità di
coinvolgere l’operatore privato; nelle ipotesi di proprietà privata delle aree la difficoltà è legata
nel riuscire a rendere appetibile l’operazione di riconversione, calibrando i vantaggi a favore
dell’operatore privato rispetto agli interessi pubblici prevalenti, senza disattendere le aspettative
della collettività.
Particolarmente interessanti risultano i siti dismessi localizzati in ambito costiero che
generalmente si collocano in aree a forte vocazione turistica e le aree poste in prossimità o
all’interno dei centri urbani; tali aree presentano una elevata appetibilità nel mercato immobiliare
e generalmente risultano facili catalizzatori di investimenti privati, capaci di garantire un utile di
impresa e di compensare gli oneri relativi alle opere di sistemazione ambientale dell’area.
Dobbiamo a tal proposito evidenziare che in alcuni casi si attribuiscono alle aree interessate
dalla pregressa attività di cava specifiche destinazioni urbanistiche ed elevati indici fondiari,
questa strada può risultare perseguibile se ci si muove dentro dei canali dove la collettività
riceve da tale operazione un beneficio.
Una delle problematiche di maggiore rilievo nei processi di recupero è legata alla necessità di
reperire le risorse finanziarie che non possono essere recuperate con i soli capitali pubblici, in

                                                                                                                                                            43
   38   39   40   41   42   43   44   45   46   47   48