Page 35 - DaRodda_2014
P. 35

l'occhio destro...»  questa ipotesi, riportata anche da altri autori come Eliano in
                                      35
                   De Natura Animalium, è falsa come la precedente .
                                                                        36
                          Anche  sul  periodo  della  loro  riproduzione  vi  era  molta  confusione,  De

                   Grossi  Mazzolin  ci  dice  che:  «...lo  stesso  Aristotele  in  un  passo  la  pone,
                   erroneamente, nel mese di dicembre e in un altro, giustamente, tra la metà del

                   mese di giugno e quella di luglio.»
                                                       37

                          È  il  già  citato  Mastromarco  che,  attraverso  antichi  testi,  ci  da  un'ottima
                   descrizione di quelle che erano le antiche tecniche di pesca:


                          «... l'esigenza di migliorare le tecniche di pesca è certamente alla base degli studi

                          che  gli  stessi  Greci  e  in  particolare  Aristotele  [...]  dedicarono  al  riconoscimento
                          delle  aree  in  cui  i  tonni  vivono  e  prolificano.  [...]  Tra  le  fonti  greche  che  fanno
                          riferimento  alla  tecniche  con  cui  aveva  luogo  la  pesca  del  tonno  si  segnalano

                          Claudio Eliano (secondo secolo dopo Cristo) [...] e Filostrato (secondo/terzo secolo
                          dopo Cristo) [...] possiamo ricostruire il modo in cui si svolgeva la pesca del tonno
                          con  le  grandi  reti  mobili.  Come  giorno  propizio  per  la  pesca  si  individuava  una

                          giornata  priva  di  vento,  con  il  mare  calmo,  in  primavera,  nel  periodo  della
                          migrazione dei pesci; mentre alcuni barconi, ciascuno con dodici uomini a bordo
                          (sei  per  fiancata),  procedevano  l'uno  dietro  l'altro,  in  fila  indiana,  trascinando

                          ciascuno una parte della lunghissima rete che sarebbe servita alla cattura dei tonni,
                          un  uomo,  dotato  di  una  vista  acutissima  e  di  una  voce  possente,  si  metteva  di
                          vedetta su di una scogliera ovvero su di un costruzione lignea da cui era possibile

                          osservare con tutta comodità la distesa marina; e, allorchè avvistava il branco, la
                          vedetta [...] segnalava e la posizione in cui si trovavano i tonni e il loro numero.»






                   35  «…thynnis  dextera  ripa  intrant,  exeunt  laeva.  id  accidere  existimatur,  quia  dextro  oculo  plus  cernant,
                   utroque natura hebeti »
                   Plinio, Naturalis Historia, libro IX, 50
                   Wikisource.org.    «Naturalis     Historia/Liber    IX»      Giugno       25,      2013.
                   http://la.wikisource.org/wiki/Naturalis_Historia/Liber_IX
                   36  «Temporum commutationem thynni sentiunt, solstitia praeclare noscunt, nihilque iis ad hanc rem initium
                   deprehenderit,  ibi  libenter  commorantur,  et  quiete  ad  vernum  aequinoctium  permanent:  ut  Aristoteles
                   tradidit. Eosdem altero tantum oculo videre consentit Aeschylus, cum inquit, Sinistrum oculum thynni more
                   applicans.
                   Pontum ingredientes ad dextrum latus, unde acrius vident, terram habent; egredientes vero ad contrarium
                   litus se accommodant, et terram secundum eum oculum, quo clarius vident, habentes natant, atque ita suae
                   incolumitati prospiciunt.»
                   Eliano, De Natura Animalium, libro IX, 42
                   http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Aelian/de_Natura_Animalium/9*.html
                   37 J. De Grossi Mazzolin «Testimonianze di lavorazione del tonno a Polulonia?» in “Materiali per Populonia
                   5”, a cura di M. Aprosio e C. Mascione, Pisa , 2006 pp. 263-272
                                                             35
   30   31   32   33   34   35   36   37   38   39   40