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Tutto il resto si conserva sotto forma di pietanze salate. Melandri si chiamano i
pezzi simili ad assicelle di quercia. Le parti di minor valore sono quelle più vicino
alla coda, perché sono prive di grasso; le più apprezzate sono quelle più vicine alla
gola. Ma in un altro pesce le parti più ricercate sono quelle intorno alla coda. Le
palamite, tagliate in pezzi scelti e membro per membro, si ripartiscono secondo
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tipi diversi di pezzi cubici di polpa salata.» .
Il passo di Plinio ci introduce anche alla gastronomia dell'epoca. In questo
senso sono pervenuti a noi numerosi scritti. In una commedia di Platone Comico,
il Faone, che fu rappresentata nel 391 a.C., si evince come il tonno fosse una
pietanza grandemente apprezzata ed è assodato che i Greci lo consideravano un
cibo con notevoli proprietà afrodisiache. In altri scritti della letteratura Greca il
tonno è menzionato come una prelibatezza (Ipponatte e Ananio, entrambi del VI
secolo a.C.), quello fresco veniva spesso consumato arrostito e servito con olio e
salsa piccante, quello conservato era probabilmente destinato come pasto dei
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soldati in spedizione .
Il siciliano Archestrato da Gela IV sec a.C. autore di un poema intitolato
Hedipatheia (Gastronomia) riserva al tonno particolare attenzione illustrando i
migliori luoghi per pescarlo e le più appropriate maniere per cucinarlo.
Anche per i Romani il tonno era un cibo prelibato, lo troviamo nominato in
vari scritti tra cui quelli di Marziale (40-104 d.C.) e Apicio (25 a.C.-37 d.C.). Di
grande rilievo gastronomico nel periodo romano va citato il garum, già presente
in epoca greca ma che ora diventa centrale nella cucina contemporanea di allora.
In epoca romana in quasi tutti gli stabilimenti adibiti alla salagione del tonno si
produceva il garum. Si tratta di una salsa composta da scarti, interiora e sangue di
tonno che mescolati insieme ed abbondantemente salati davano origine ad un
41 «Thynni mares sub ventre non habent pinnam. intrant e magno mari Pontum verno tempore gregatim, nec
alibi fetificant. cordyla appellatur partus, qui fetas redeuntes in mare autumno comitatur; limosae vero aut e
luto pelamydes incipiunt vocari et, cum annuum excessere tempus, thynni.
hi membratim caesi cervice et abdomine commendantur atque clidio, recenti dumtaxat et tum quoque gravi
ructu. cetera parte plenis pulpamentis sale adservantur. melandrya vocantur quercus assulis similia. vilissima
ex his quae caudae proxima, quia pingui carent, probatissima quae faucibus. at in alio pisce circa caudam
exercitatissima. pelamydes in apolectos particulatimque consectae in genera cybiorum dispertiuntur.»
Plinio, Naturalis Historia, Libro IX, 47 - 48
wikisource.org. «Naturalis Historia/Liber IX.» Giugno 25, 2013
http://la.wikisource.org/wiki/Naturalis_Historia/Liber_IX
42 G. Mastromarco «La pesca del tonno nella Grecia antica: dalla realtà quotidiana alla metafora poetica.»
In “In principio era il mare ... cit, p. 118
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