Page 88 - LA PESCA NELLA PROVINCIA DI TRAPANI
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              s!  richiedono  al conservieri slclllanl;  ed  una imposta sul sale  contenuto
              nei prodotti salati esportati dalla S1c111a  in Italia,  creata come  una leg-
              ge  relativa  al  Monopoli  di  Stato  e  quindi  non  passata  al  vaglio  degli
              Organi e  Ministeri competenti in fatto di  pesca e  industrie  connesse.
                  L'On.  Vaccara  accenna  poi  alle  spugne  e  alle  tonnare  della  Tripo-
              litania.  Nulla  da  fare  se non  intervenga n Ministro  degli  Affari  Esteri.
              Accenna  quindi  alla  pesca  in  Tunisia  oggi  praticamente  vietata  in
              quelle  acque  territoriali.  «A  quanto  pare,  dopo  l'accordo  italo-jugosla-
              vo  sulla  pesca,  il Ministero  del  Tesoro  nazionale  non  sarebbe  disposto
              a  sacrificare altre somme quali contropartite per accordi del genere  con
              altro  Stato>.  Del  resto,  occorre  che intervengano  il Ministero  degli  Af-
             Y  fari  Esteri,  quello  della  Marina  ecc.  La  Regione  non  può  che  promuo-
             / '  vere la  formazione  di  una  Commissione  paritetica  siculo-tunisina.   •
                  L'On.  Vaccara  non  volle  e  non  potè  dire  pubblicamente  all'Assem-
              blea  che,  quanto  alla  pesca  nei  mari  tunisini,  la  situazione  è,  da  un
              punto di vista,  assurda;  dall'altro naturale anche se  a  nostro  danno.
                  Dopo  l'ultima  guerra  ed  abrogata  la  Convenzione  del  1896,  il Mi-
              nistro  degli  Esteri  italiano,  conte Sforza,  si  lasciò  indurre  (solito  siste-
              ma  dei  compartimenti  stagni)  ad  accettare  un  principio  di  delimita-
              zione  delle  acque  territoriali,  per  cui  sono  acque  territoriali  tunisine
               quelle  delimitate dalla linea batimetrica dei 50  metri. Il principio  è  cor-
               retto  geofisicamente  ma  è  assurdo  nella  pratica  della  pesca  perchè  dà
               luogo  a  facili  contestazioni,  non  essendo  possibile  in  superficie  ricono-
               scere  una  linea  batimetrica  con  la  stessa  semplicità  con  cui  si  ricono-
               sce  la  distanza  da  una  costa;  principio  assurdo  altresl  perchè,  se  in
               un  certo  punto  il Canale  di  Sicilia  non  fosse  un  po'  più  profondo  di
               50  metri,  anche  l'Isola  di  Sicll1a  si  troverebbe  in  acque  territoriali  tu-
               nisine.
                  La  delimitazione  era  intesa  appunto  ad  impedire  la  pesca  sicilia-
               na in quei mari, giacchè la platea di 50  metri si spinge dall'Africa verso
               il Nord  per  molte  miglia  ed  era  proprio  la platea  pescosa  più  ricca  e
               meglio  sfruttabile,  poichè  ivi  si  raccoglie  molto  pesce  che  insegue  il
               plancton  portatovi  da  quel  ramo  della  Correr.te  del  Golfo  che  entra
               dallo Stretto di  Gibilterra e  lambisce  la costa Nord  dell'Africa.
                  La  delimitazione,  del  resto,  non  è  in  odium  Siculorum,  ma  sempli-
               cemente  a  difesa  di  una  fiorente  industria  tuinisina,  con  una  diecina
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