Page 8 - LA_GUERRA_DEL_TONNO
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OUTSIDERNEWS
la prima testata indipendente ad assetto variabile
giorno dopo, quando i carabinieri del Nas comunicano che l’imprenditore che sta gestendo
quel carico illegale è imparentato con un altro imprenditore che ha avuto guai con la
giustizia: arrestato negli anni Novanta per associazione mafiosa, per poi essere assolto.
È una traccia importante. Perché il mercato illegale del tonno ha una
dimensione transnazionale, esattamente come il mercato legale. Guardia Civil e
carabinieri del Nas formano un “Joint investigation team”, una “squadra investigativa
comune”. A coordinare il lavoro degli investigatori, gli esperti di Europol, che hanno
seguito le rotte clandestine del tonno.
Il 22 ottobre del 2018 scatta l’operazione “Tarantelo“. La Guardia Civil arresta
76 persone in Spagna e sequestra oltre 80 tonnellate di tonno rosso pescato illegalmente.
Scattano perquisizioni anche in Italia, Francia, Portogallo e Malta. Tassello dopo tassello,
viene scoperto il canale attraverso cui si muove il mercato illegale del pesce al riparo di
società legali: sull’asse Malta-Marsiglia, “avvalendosi del vettore su ruota”, scrivono gli
investigatori. E i siciliani hanno un ruolo importante. L’indagine è tutt’altro che chiusa.
Dietro a quel commercio illegale di tonno c’è una grande macchina specializzata nel
riciclaggio di soldi e nell’evasione fiscale. Ogni società ha una storia, in una girandola di
prestanome e altre società ancora.
“La mattina dell’operazione, scattarono perquisizioni anche in 23 ditte italiane”,
racconta il maggiore Trifirò. E fu sequestrata parecchia documentazione, per trovare il filo
di transazioni e importazioni. “Tarantelo” ha fatto emergere i tanti trucchi attraverso
cui il tonno illegale veniva gestito con la documentazione di società regolari. E c’è
ancora tanto da scoprire sul mercato illegale del tonno rosso, anche se è sempre una
corsa contro il tempo. “Gli affari attorno al tonno illegale sono collegati direttamente alle
frodi alimentari – spiega il contrammiraglio Roberto Isidori, direttore marittimo della Sicilia
Occidentale e comandante della Capitaneria di porto di Palermo – I principali rischi per la
salute dei consumatori sono dovuti alle condizioni antigieniche in cui il pesce viene
trasportato e immagazzinato”. A volte, i pesci vengono anche nascosti sott’acqua, in
attesa di essere trasportati. Altre, vengono utilizzate delle gabbie dotate di segnalatori
Gps.
La posta in gioco è alta.
“Esiste un’economia del tonno illegale – il contrammiraglio Isidori suggerisce che
l’approccio migliore è quello di una visione d’insieme – Non bisogna certo criminalizzare
talune marinerie, ma spesso ci troviamo di fronte a una vera e propria filiera di persone
che operano nell’illegalità”. Il direttore marittimo della Sicilia Occidentale, che ha prestato
servizio anche in Sardegna, offre una chiave di lettura: “Già nel passato c’era una quota di
non dichiarato, così quando si sono stabilite le quote in base al pescato ufficiale i numeri
sono stati più bassi della cifra reale”. E c’è un sommerso che continua a restare tale.
Un veleno chiamato istamina
Un’emergenza scoppiò all’improvviso nel maggio dell’anno scorso. Nel giro di
pochi giorni, a Palermo, si registrarono 15 casi di intossicazione alimentare. Tre persone
finirono in ospedale. “Cominciammo ad esaminare caso per caso – spiega il maggiore
Trifirò – C’era da capire da dove arrivasse quel pesce avariato”. Alcuni raccontarono di
averlo comprato al mercato di Ballarò. Altri, da venditori ambulanti della zona della
stazione centrale. Altri ancora a Carini. Scattarono perquisizioni, sequestri, chiusure di