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Sgubbio Cytisus aeolicus Guss.
                  Pietro Lo Cascio, Tommaso La Mantia

                  Sebbene non strettamente utilizzata come pianta da frutto per il consumo alimenta-
                re, questa specie merita di essere menzionata per la sua notevole importanza, sia in
                termini di valore storico-documentale, sia sotto il profilo della biodiversità arborea
                delle isole Eolie, ma anche per il ruolo giocato nella loro economia agricola. Il citiso,
                localmente chiamato “sgubbio” (o “sgurbio”) ,è una Fabacea endemica dell’arcipela-
                go, che oggi sopravvive con piccoli nuclei ad Alicudi, Stromboli e Vulcano. In quest’ulti-
                ma isola, la sua presenza caratterizza alcuni coltivi, in particolare il podere della fami-
                glia Casamento al Piano, dove veniva allevata come foraggera per i conigli. Tale uso
                ha origini antiche, ed è riportato da Teofrasto nella sua “Storia delle piante”, dove la
                “colitia delle Lipari” – così denominata dall’autore – viene molto apprezzata per i
                legumi che, prima di raggiungere la loro completa maturazione, arricchivano la dieta
                del bestiame. Dal legno, i contadini di Stromboli e Vulcano ricavavano invece ottimo
                materiale per realizzare attrezzi agricoli e i pali di sostegno dei filari di vite, come
                osservato dal viaggiatore Jean Houel che alla fine del Settecento visitò entrambe le
                isole. La necessità di legna, anche da ardere, e l’espansione dell’agricoltura che si è
                verificata tra il Settecento e l’Ottocento ne hanno causato la graduale rarefazione e
                – addirittura – l’estinzione in alcune isole dell’arcipelago. Oggi il citiso conta una po-
                polazione complessiva di circa 500 individui; quelli di Vulcano, in particolare, presen-
                tano dimensioni considerevoli, raggiungendo anche 5-6 metri di altezza. Oggi, in que-
                st’isola essi sono distribuiti pressoché esclusivamente in poche aree dove si pratica
                ancora l’agricoltura e nei giardini privati a testimonianza dello stretto legame tra il
                citiso e l’attività agricola. In questi ambienti, grazie alla sempre più diffusa consapevo-
                lezza della sua peculiarità e unicità e anche ad un progetto LIFE, è stato possibile
                sottrarlo a una altrimenti inevitabile scomparsa, legata al declino dell’agricoltura e
                alla crescente espansione edilizia. Il citiso delle Eolie è una di quelle specie di comuni-
                tà naturali ma da sempre compagne dell’attività agricola propriamente detta, come
                l’orniello, spesso presente nei piccoli frutteti per la produzione del legno utilizzato per
                molteplici usi, la quercia da sughero per il suo prodotto principale, la palma nana per
                le fibre, ecc. La conservazione di questi sistemi cosiddetti marginali e più propria-
                mente considerabili agroforestali assume grande interesse per i molteplici vantaggi
                ambientali e sociali che si conseguono preservandoli.













                          Albero di citiso e particolare dei fiori  (P. Lo Cascio)


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